Il contesto sociale come elemento di generazione è stato al centro dell’incontro online, organizzato dal Calabrone giovedì 12 novembre 2020, nell’ambito degli Incontri di pensiero. La mappa sociale, utile per leggere il presente e ripensare il futuro, è stata presentata dal sociologo ed economista Mauro Magatti, che è stato introdotto da Angelo Mattei e ha risposto alle sollecitazioni di Marcello Zane.
L’analisi di Magatti è partita dalla definizione di Hannah Arendt che ha identificato nella capacità generativa la massima espressione della libertà. Nell’unicità di ognuno di noi sta poi la possibilità di lasciare una traccia. “Noi siamo rinchiusi nel circuito tra produzione e consumo, ne siamo prigionieri ma siamo costantemente alla ricerca di un sentiero antropologicamente significativo che ci consenta di aprire e generare una strada nuova”.
In una società dove si moltiplicano povertà, difficoltà e limiti ha ancora senso parlare di generatività? Per Magatti ha ancora più senso, nel paradosso di contesti sociali mai così ricchi e mai così drammaticamente poveri. “Il tema dello scarto, sempre proposto da Papa Francesco, è il lato oscuro della nostra società performativa che mette ai margini chi non raggiunge questi risultati. La generatività può dare un forte contributo al superamento delle differenze e delle marginalità sociali”.
Ricordando anche il suo recentissimo libro – disponibile presso Nuova Libreria Rinascita – Nella fine è l’inizio, scritto con Chiara Giaccardi, il sociologo Magatti ha poi affrontato il tema della generatività nei giorni difficili del Covid, sostenendo prima di tutto la pericolosità del “secondo negazionismo”, che fa credere in una facile ripresa economica e sociale al termine della pandemia. “Il trauma ti può annichilire e distruggere, lasciandoti anche un forte risentimento nei confronti della realtà. Ma esistono situazioni in cui la perdita ti consente di abbracciare la vita nella sua pienezza e molte realtà generative (far nascere e non solo fare cose) sono passate attraverso forti traumi”.
Occorre, ha osservato Magatti, sfruttare questo momento traumatico per mettere in discussione ciò che va cambiato, a cominciare dalle deformazioni dell’economia che generano emarginazioni e disuguaglianze. “In caso contrario gli effetti della pandemia saranno peggio della stessa pandemia”.
La pandemia mette a nudo una serie di inadeguatezze dei nostri modelli di vita economici e sociali (la sanità prima di tutto): dobbiamo cogliere questa occasione – ha concluso Magatti – per osservarle e modificarle attraverso un processo rigenerativo in grado di introdurre elementi più sostenibili . “Dalla terza crisi in vent’anni (dopo l’11 settembre e la crisi economica del 2008) possiamo uscire con la speranza generativa d nuove associazioni, di nuove imprese, di nuove relazioni sul territorio”.