Sono venuto al Calabrone con curiosità e mi trovo molto bene. Prima facevo il corriere e oggi consegno pacchi alimentari! Ho fatto anche altri lavori per un certo periodo, ma poi quando ha saputo che potevo tornare al Calabrone ho fatto i salti di gioia!
Questa esperienza mi ha fatto maturare tanto, mi ha aiutato a crescere, mi ha reso più sensibile; prima ero più menefreghista, un “pirata”, pensavo solo a me stesso e non mi interessava degli altri. Mi sono accorto che anche io ho ricevuto aiuto e in tanti mi stanno ancora aiutando, mi sono reso conto quanto ci sia bisogno e quanto sia importante fare la propria parte, mi sento in dovere di restituire quello che mi è stato dato.
Inizialmente ero un po’ solitario: non sapevo come inserirmi, come affrontare i ragazzi della comunità con cui confezioniamo i pacchi. Ma ho imparato ad aprirmi ed è cambiato tutto! Un giorno è arrivato un furgone da scaricare e l’abbiamo fatto insieme, con una grande catena umana, e da quel momento abbiamo fatto amicizia. Oggi quando qualcuno di loro va via mi dispiace, sono contento che riescono a ricominciare la loro vita ma mi mancheranno. Li ammiro molto perché hanno saputo riconoscere i loro sbagli e rimettersi in gioco, non è facile né scontato.
Mi trovo bene anche con gli educatori, sono sempre allegri e gentili, credo sia la chiave di tutto! Mi sento sempre accolto e ben voluto, non mi sono mai sentito a disagio.
Non faccio grandi cose, ma mi piace perché quando consegno i pacchi le persone han sempre il sorriso sulle labbra, nonostante abbiano tanti problemi, economici, di salute, in famiglia: mi piacciono queste persone che non ti fanno pesare la loro sofferenza, non si piangono addosso, rimangono positive.
Certo, ho i miei preferiti, non lo nego. Ad esempio, c’è una donna della Nigeria che mi piace molto, continua a ridere, è meravigliosa e il suo sorriso mi mette di buon umore. Un’altra signora è del Kosovo ma mi parla quasi in dialetto e mi riempie di benedizioni ogni volta che passo a trovarla. A volte faccio anch’io degli acquisti per loro, quando mi avanza qualcosa a fine mese penso a loro e cerco di aiutarli come posso, io vivo con poco ma quel che ho mi basta e avanza. Ho comprato anche i biscottini per il cane di una signora, così quando vado a portarle la spesa cerco di farmi amico anche lui!
Scambio sempre con piacere due parole con loro quando passo per le consegne, facciamo qualche battuta, una risata. Per me è facile prendere confidenza con queste persone, mi metto nei loro panni perché ho avuto anch’io problemi economici e capisco cosa stanno vivendo. Ho vissuto sei anni bruttissimi, mi sono ammalato e sono finito in ospedale. La capo sala mi ha indirizzato verso i servizi sociali, io inizialmente non volevo ma poi mi sono affidato a loro. Ho capito che l’orgoglio non ti porta lontano ed è meglio metterlo da parte.
Non dimentico gli amici che mi hanno dato dei soldi in passato, non appena ho potuto ho fatto dei regali a chi mi ha dato una mano, perché quel che mi è stato dato con il cuore l’ho restituito con il cuore.
C’è tanta ingiustizia sociale. È faticoso aiutare chi ha bisogno senza risorse economiche, ma al Calabrone si riesce a fare anche questo. Son contento di poter rimanere qui ancora e spero che questa mia avventura duri ancora molto. Non ci si può stufare, chi si stufa è chi non fa le cose con amore.