Sabato 14 novembre ha preso il via la quinta edizione degli Incontri di Pensiero: Nella giusta misura, la transizione dal liberismo al solidarismo.
Presentiamo un contributo di sintesi del primo incontro “Oltre la società degli individui. Perchè l’individualismo libertario distrugge il bene comune” tenuto dal prof. Zamagni.
[/vc_column_text]Tutti gli incontri si svolgeranno presso l’Auditorium Capretti (Istituto Artigianelli, via Piamarta 6, Brescia)
La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti.[/vc_column_text]
Il Prof. Zamagni ha scelto di iniziare citando il volo del calabrone: secondo teorie pre-Einsteiniane il calabrone non dovrebbe volare per caratteristiche fisiche, eppure succede; allo stesso modo le cooperative sociali non a scopo di lucro dovrebbero soccombere in un contesto improntato sul capitalismo, ma questo non si verifica proprio perché “la realtà viaggia più velocemente delle teorie”, tanto da riuscire a ribaltare le leggi che ne sorreggono l’esistenza.
Nel 700 nasce con la corrente illuminista francese il concetto di pensiero individualista, che viene proclamato come successore del comunitarismo: si passa così dal riporre importanza nella comunità e nel bene comune ad una società improntata sull’autorealizzazione individuale, dove la responsabilità di successi e insuccessi personali viene trasferita dalle strutture sociali all’individuo. Accade inoltre che l’individualismo viene influenzato negli ultimi 40 anni da due fenomeni mondiali, quali globalizzazione e rivoluzione informatica, tanto da evolvere il proprio concetto all’interno di un’ottica libertaria. Ne consegue la nascita e la diffusione mondiale del cosiddetto individualismo libertario (Volo, ergo sum – Voglio, dunque sono), all’interno del quale, a causa della spinta verso l’auto accrescimento a discapito del miglioramento collettivo, non viene più concepito un bene comune ma solo un bene totale, come espressione della somma dei beni individuali. “La battaglia culturale contro l’individualismo libertario è il vero must per cambiare le strutture esistenti.” E questa battaglia inizia intervenendo efficacemente sulle conseguenze ambientali dirette dell’individualismo libertario, come infelicità e solitudine esistenziale degli individui.
“Come si può presentare ai giovani una visione alternativa? Come si può rincorrere il bene comune in una società improntata sull’individualismo?”
Partendo da queste domande si snoda la conclusione del prof. Zamagni, il quale distingue tre ambiti all’interno dei quali si deve cercare di agire per imprimere un cambiamento: educazione, contesto culturale e sociale.
In primis, data la tendenza nella società odierna a incentrarsi sull’istruzione e a “bandire” la proposizione di valori educativi, visti come ostacoli alle libertà collettive, bisognerebbe focalizzare come compito fondamentale di enti quali le cooperative sociali, un impegno a parlare nuovamente il linguaggio dell’educazione, visto che quello dell’istruzione viene egregiamente ricoperto dalle infinite fonti telematiche a nostra disposizione.
Per quanto riguarda contesti culturali e sociali, ciò che risulta importante mettere in atto è un’azione di recupero culturale forte sul fronte teologico e politico, dato il continuo rischio di contaminazione da parte del contesto economico. Infine Zamagni ci ravvisa sull’importanza del passaggio dal welfare redistributivo, ormai divenuto insostenibile, a quello generativo, così che anche soggetto in difficoltà risulti portatore non solo di bisogni ma anche di risorse e di aiuto reciproco. Bisogna imparare a concentrare gli sforzi per il cambiamento non degli stili di vita, ancorati ai concetti individualistici del miglioramento personale, ma dei modi di vita, creando interazione tra i singoli soggetti e le strutture, utilizzando il potere dell’influenza attraverso pensiero ed esperienze personali di tutti noi: come suggerisce anche Aristotele “La virtù è più contagiosa del vizio”.
M. F.
[/vc_column_text]Un’occasione per ritrovare, o scoprire per la prima volta, testimonianze d’eccezione.[/vc_message][vc_column_text][/vc_column_text][vc_separator]
Presentiamo un contributo di sintesi del primo incontro “Oltre la società degli individui. Perché l’individualismo libertario distrugge il bene comune” tenuto dal prof. Zamagni.
Il primo Incontro di Pensiero 2015 ha portato a Brescia, all’Auditorium Capretti, il prof Stefano Zamagni professore ordinario di economia politica all’Università di Bologna, che ha parlato di individualismo libertario, dalle origini illuministe al mondo globalizzato e alla rivoluzione informatica, tracciando possibili alternative e strategie di riscatto del bene comune. Lo ha presentato Roberto Rossini, presidente provinciale delle ACLI, citando il sociologo Luciano Gallino e la sua visione di una lotta di classe sempre presente ma per così dire occultata dal contesto sociale, tanto da diventare motivo di cambiamento: infatti il liberismo odierno, di pari passo al crescente desiderio di arricchimento individuale, ha cambiato la mentalità delle persone, così che risultino accantonati concetti fondanti quali collettivo e legami sociali, e con essi la possibilità di progredire economicamente a livello comunitario all’interno di un sistema che taglia e uccide costantemente la potenzialità lavorativa di giovani e adulti. Rossini ha concluso ponendo la speranza di riscatto all’interno della classe politica, che sappia accompagnare in modo equilibrato l’evolversi della situazione economica generale per mezzo della condivisione di uguali fini e strategie.
Il Prof. Zamagni ha scelto di iniziare citando il volo del calabrone: secondo teorie pre-Einsteiniane il calabrone non dovrebbe volare per caratteristiche fisiche, eppure succede; allo stesso modo le cooperative sociali non a scopo di lucro dovrebbero soccombere in un contesto improntato sul capitalismo, ma questo non si verifica proprio perché “la realtà viaggia più velocemente delle teorie”, tanto da riuscire a ribaltare le leggi che ne sorreggono l’esistenza.
Nel 700 nasce con la corrente illuminista francese il concetto di pensiero individualista, che viene proclamato come successore del comunitarismo: si passa così dal riporre importanza nella comunità e nel bene comune ad una società improntata sull’autorealizzazione individuale, dove la responsabilità di successi e insuccessi personali viene trasferita dalle strutture sociali all’individuo. Accade inoltre che l’individualismo viene influenzato negli ultimi 40 anni da due fenomeni mondiali, quali globalizzazione e rivoluzione informatica, tanto da evolvere il proprio concetto all’interno di un’ottica libertaria. Ne consegue la nascita e la diffusione mondiale del cosiddetto individualismo libertario (Volo, ergo sum – Voglio, dunque sono), all’interno del quale, a causa della spinta verso l’auto accrescimento a discapito del miglioramento collettivo, non viene più concepito un bene comune ma solo un bene totale, come espressione della somma dei beni individuali. “La battaglia culturale contro l’individualismo libertario è il vero must per cambiare le strutture esistenti.” E questa battaglia inizia intervenendo efficacemente sulle conseguenze ambientali dirette dell’individualismo libertario, come infelicità e solitudine esistenziale degli individui.
“Come si può presentare ai giovani una visione alternativa? Come si può rincorrere il bene comune in una società improntata sull’individualismo?”
Partendo da queste domande si snoda la conclusione del prof. Zamagni, il quale distingue tre ambiti all’interno dei quali si deve cercare di agire per imprimere un cambiamento: educazione, contesto culturale e sociale.
In primis, data la tendenza nella società odierna a incentrarsi sull’istruzione e a “bandire” la proposizione di valori educativi, visti come ostacoli alle libertà collettive, bisognerebbe focalizzare come compito fondamentale di enti quali le cooperative sociali, un impegno a parlare nuovamente il linguaggio dell’educazione, visto che quello dell’istruzione viene egregiamente ricoperto dalle infinite fonti telematiche a nostra disposizione.
Per quanto riguarda contesti culturali e sociali, ciò che risulta importante mettere in atto è un’azione di recupero culturale forte sul fronte teologico e politico, dato il continuo rischio di contaminazione da parte del contesto economico. Infine Zamagni ci ravvisa sull’importanza del passaggio dal welfare redistributivo, ormai divenuto insostenibile, a quello generativo, così che anche soggetto in difficoltà risulti portatore non solo di bisogni ma anche di risorse e di aiuto reciproco. Bisogna imparare a concentrare gli sforzi per il cambiamento non degli stili di vita, ancorati ai concetti individualistici del miglioramento personale, ma dei modi di vita, creando interazione tra i singoli soggetti e le strutture, utilizzando il potere dell’influenza attraverso pensiero ed esperienze personali di tutti noi: come suggerisce anche Aristotele “La virtù è più contagiosa del vizio”.