Anche quest’anno il ciclo degli incontri di pensiero, voluto e realizzato dalla Cooperativa “Il Calabrone”, è volto al termine.
Per l’ultimo incontro si è voluto sperimentare un’esposizione a due voci su un tema che un po’ si discosta dai soliti proposti, i relatori Massimo Mucchetti e Gianfranco Tosini si sono espressi a proposito di “Produrre benessere. Lavoro, Capitale, Comunità: l’intreccio (im)possibile? Uno sguardo su Brescia”.
L’introduzione è stata curata da Massimo Tedeschi, direttore delle Pagine di Brescia del Corriere della Sera, il quale ha preferito stimolare lo snodarsi degli argomenti con varie domande a cui si sono cimentati a rispondere il senatore Mucchetti, Presidente della Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato della Repubblica, e il ricercatore economico bresciano Gianfranco Tosini, attualmente responsabile dell’Ufficio studi di Siderweb.
A termine dell’intervento e, di conseguenza, del ciclo di incontri di quest’anno, il presidente del Calabrone Piero Zanelli ha voluto salutare l’affezionato pubblico con una citazione di Don Tonino Bello
La speranza è impegno robusto che non ha nulla da spartire con la fuga. Chi spera, cammina, non fugge. Si incarna nella storia, non si aliena. Costruisce il futuro, non lo attende con pigrizia.
ESISTE ANCORA UN MODELLO ECONOMICO BRESCIANO, E SE SÌ, COME STA AFFRONTANDO IL MUTAMENTO DEGLI ULTIMI ANNI?
In risposta a questa domanda si è cimentato Tosini, ricordando come il nostro territorio si sia sempre contraddistinto per due aspetti: cultura industriale e dedizione al lavoro. Da questi cardini sono partite tutta una serie di piccole-medie imprese che sono riuscite a reggere il confronto con il modello economico di stampo anglosassone improntato su imprese di dimensioni notevoli; infatti, i vantaggi del modello bresciano sono il controllo diretto dovuto alle conduzioni famigliare e una maggiore flessibilità in merito all’altalena economica. Tutto ciò si è però trovato in crisi quando si sono verificati importanti cambiamenti quali l’entrata nel sistema Euro, il progredire di paesi emergenti con costi di produzione inferiori e la rivoluzione tecnologica/informatica: attraverso questi step, si è verificata una notevole diminuzione di produzione e gli aspetti ritenuti fondanti sui quali operare dei cambiamenti sono il basso contenuto tecnologico dei nostri prodotti, che permette così la possibilità di eguagliarli al netto di un costo di produzione inferiore, e la globalizzazione dei microcomponenti che attualmente produciamo distintamente, senza riuscire ad elaborare componenti più complessi e, soprattutto, di nostra completa produzione.
Il senatore Mucchetti ha poi puntualizzato: “A Brescia, dal punto di vista qualitativo, non c’è un grosso squilibrio tra domanda e offerta. Lo squilibrio è sulla qualità…e per risolvere questo problema bisogna rivedere il modello produttivo”. Infatti le chiavi del cambiamento si trovano nell’aumentare il valore produttivo aggiunto alle merci prodotte e nel riuscire ad operare attraverso profili professionali di alto profilo, aumentando quindi la capacità formativa degli operatori di settore. Infine, alla domanda se esiste realmente un modello bresciano, il relatore ha trovato difficoltà nell’affermare ciò: in generale, la provincia si contraddistingue non solo per il suo carattere manifatturiero, a causa della maggior produzione di beni intermedi che di beni finali, ma là dove Brescia ha una sua specificità è nella cultura diffusa del territorio.
La seconda parte dell’incontro è stata aperta con la domanda di Massimo Tedeschi:
CHE MODELLO SI DEVE ADOTTARE NEL CONTESTO ATTUALE?
Il prof. Tosini ha risposto ricordando come il pilastro del modello attuale è lo stesso di quello futuro, la filiera dei metalli, e se si vorrà sopravvivere sarà necessario riuscire a non farlo crollare. Va tutelata per riuscire ad evolversi, di pari passo con ricerca e sviluppo, fattori fondamentali per riuscire a creare sempre più posti di lavoro; bisogna perciò riuscire ad incanalare l’utilizzo dei prodotti sui binari dell’innovazione per aggiornarsi continuamente, mantenendo però sempre un occhio di riguardo in merito alla salvaguardia ambientale a fianco della produzione, e alla necessità di innovare i sistemi di smaltimento sulla base delle tecnologie già presenti in questi settori.
Un’ultima domanda è stata poi posta a Massimo Mucchetti in merito alla capacità e alla possibilità di sostentamento di questi processi da parte della politica, a cui è stato risposto che la politica è stata molto ondivaga su queste materie: c’è stata infatti una scarsa capacità di coordinamento delle risorse pubbliche con quelle private, e spesso la politica si è rivelata incapace nel gestire le cosiddette spinte dei campanili. Ciò che è stato messo in evidenza è l’importanza di cambiare il paradigma economico verso le nuove tecnologie, così da ottimizzare maggiormente le capacità industriali che da sempre caratterizzano e identificano il nostro territorio. La vera sfida della politica è riuscire a dotarsi di maggiori competenze, ad essere cioè in grado di mobilitare le conoscenze necessarie per poter prendere le decisioni migliori.
Tra le caratteristiche dei bresciani, ha continuato il senatore, c’è uno spiccato individualismo, il quale rappresenta sia una grande risorsa, sia un limite, a seconda delle circostanze; l’augurio è che in qualche modo si possa superare questo sentimento individualista, proprio partendo dalle iniziative socialmente coinvolgenti come quelle portate avanti dalla nostra cooperativa. “Bisognerebbe tornare al rischio di collaborare con gli altri”.