Si è svolto il 17 maggio il “Forum dei giovani”, un seminario che ha coinvolto soggetti e organizzazioni legati ai giovani per parlare di partecipazione giovanile.

La giornata si è sviluppata su due gruppi di lavoro che avevano come tema “Volontariato e Partecipazione” e “Lavoro e Partecipazione”, ed io sono sono stata invitata a partecipare attivamente attraverso la conduzione del tavolo di lavoro che aveva per oggetto il legame con il lavoro: una metapartecipazione la mia che mi ha incuriosita ed impaurita allo stesso tempo. Dopo l’intervento del dottor Mesa e convenevoli vari, ci ritroviamo in questa sala bianca fatta di tavoli e sedie, e, con i tanti pensieri che affollano la mia mente, una riflessione in particolare si fa strada incessantemente: la paura di non essere all’altezza, di non credere all’importanza delle proprie idee tanto da non riuscire a parlare, forse è proprio questo il problema di fondo.

Prende subito parola un signore brizzolato con gli occhiali, la faccia simpatica e riflessiva come qualcuno che ha tanto da dire, e nel suo discorso una parola continua ad ondeggiare nella mia testa come un foglio di carta finito per sbaglio in un fiume: confronto. Il confronto è ciò a cui l’uomo incita, sottolineando come sia quasi totalmente assente. Mentre parla prendo appunti velocemente, tentando di sintetizzare al massimo il suo pensiero senza distorcerlo completamente: mi sento come una dattilografa senza macchina da scrivere, e scrivo, scrivo cercando di non perdere nulla. In questa giornata, trampolino di lancio verso una progettazione strutturata della partecipazione giovanile, diversi punti di vista mi vengo detti, quasi affidati: di Mino Spreafico (Università Cattolica), Massimo Ruggeri (Il Calabrone), Gippo Comini (Ial Lombardia) e Federica Avigo (Il Tornasole), durante i quali mi sento colpita positivamente, ho delle belle sensazioni e un leggero formicolio mi pervade le membra.

La riflessione è partita dal concetto di partecipazione: il sentirsi parte, al quale si legano sentimenti quali la fiducia e l’appartenenza; il prendere parte all’azione, quindi avere una parte attiva; e compartecipare ai benefici o alle perdite. Questo ci ha portato a definire delle finalità, come ricostruire nei giovani la fiducia negli adulti, nelle istituzioni e nei valori, e una realtà che supera di molto l’ideale poiché discontinua e in perenne sperimentazione.
Il creare interesse basandosi sugli interessi dei giovani, l’inclusione di realtà diverse, la percezione delle potenzialità e non solo dei lati negativi, l’avvicinare le cose alle persone, sono solo alcuni dei modi in cui si può mettere in moto il grande e complesso meccanismo della partecipazione, il cui motore non può essere altro che la relazione.
Rassegna stampa
Giovani e Partecipazione: un evento per riflettere
Ottavia Annessi (100 leve presso l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Brescia), Brescia Giovani 7 giugno 2019
I giovani? si fidano delle realtà locali non della politica
Stefano Martinelli, Giornale di Brescia 18 maggio 2019