Temevamo che sarebbe potuto accadere. Anche se loro ci scherzano sempre su, dicendo che con tutto quel che han passato non gli può succedere nulla, che sono immuni a ogni malattia, in realtà sappiamo bene che i senzatetto sono tra le persone più a rischio, perché fragili, in condizioni precarie e, a volte, già malati. Ed è così che, purtroppo, anche uno degli ospiti di Emergenza Freddo è risultato positivo al coronavirus, fortunatamente senza gravi sintomi.
Appresa la notizia, la preoccupazione ha mandato un po’ tutti in fatica, sapendo che la struttura non è attrezzata per gestire trenta persone in maniera stabile. Pertanto sabato 21 marzo ci siamo trovati in difficoltà e in raccordo con le istituzioni e con i colleghi della cooperativa la Rete abbiamo cercato di trovare soluzioni possibili.
La soluzione individuata dopo alcune ore è stata quella di tenere tutti i ventisei ospiti in quarantena fino al 3 di aprile, dislocandoli in due strutture: una lo stesso dormitorio e l’altra gestita dalla cooperativa La Rete, per avere una minore concentrazione di persone in uno stesso edificio, favorire le distanze di sicurezza e tutelare la salute.
Nell’attesa che la seconda struttura venisse organizzata per l’accoglienza, Paolo, il volontario che aveva trascorso la notte al dormitorio, si è reso disponibile per rimanere con gli ospiti fino a domenica. Affezionato a loro e preoccupato per quanto stesse accadendo, si è preso a cuore questa emergenza e ha dato un grande contributo. La sua presenza è stata un prezioso aiuto per coordinare la situazione dall’esterno, non potendo accedere alla struttura, ma anche per smorzare la tensione emotiva all’interno.
Il servizio in questi giorni ha necessariamente subito delle sostanziali modifiche: da un dormitorio notturno si è trasformato all’improvviso in una struttura residenziale, con un successo inatteso, grazie alla fitta collaborazione e all’eccellente lavoro di squadra tra coordinatori, colleghi (anche di altre realtà), volontari e ospiti.
La situazione è costantemente monitorata. Non essendoci una cucina, il pranzo viene preparato e consegnato dalla cooperativa Articolo1 e la cena è mantenuta grazie ai volontari di sempre.
Francesca, con l’aiuto di altri operatori e volontari, passa quotidianamente (anche più volte al giorno) per monitorare la situazione e provvedere ai bisogni necessari.
Per il momento le cose procedono, nella consapevolezza che la convivenza forzata non è facile e gli ospiti non sono abituati a stare in “restrizione”.
Questa situazione comunque ci interroga su alcune questioni legate alle persone senza fissa dimora, le difficoltà da gestire sono molte e non sempre ci sono risposte precise, stiamo tentando di dare risposta, le preoccupazioni rimangono, ma continuiamo a lavorare e a sperare che #andrà tutto bene.