La stanza della molteplicità
Cosa ci fa una ragazza romana catapultata nella realtà bresciana del Calabrone?
Per il momento scrivo articoli. Me n’è stato commissionato uno sul progetto chiamato “Emergenza Freddo”, dormitorio invernale per persone senza fissa dimora in convenzione con il Comune di Brescia.

Da completa profana quale sono, mi ritrovo in questi pomeriggi di marzo ad inquadrare una realtà che sembra bellissima quella del “servizio” e dell’aiuto disinteressato ma anche impegnativa quella dell’organizzazione e del fare andare tutti d’accordo. Una realtà tentacolare fatta di incarichi e responsabilità, un piccolo angolo di mondo che è mondo a sua volta. Parlando con Stefania, educatrice del Calabrone che gestisce il progetto, mi sono accorta di quanto il fatto di tenere tutto insieme sia qualcosa di estremamente complesso, faticoso e bellissimo allo stesso tempo, un proiettare sulle cose te stesso.
La realtà su cui mi proietto è fatta di cinquecento volontari, coordinatori, addetti alle pulizie, tutti impiegati per uno scopo comune eppure così diversi per impegno. Allora mi ritrovo nella stanza dove viene accolta la molteplicità di forme umane diverse sicuramente ma accomunate da una sorte comune: ritrovarsi lì insieme ma da soli.
Nella mia testa una domanda batte sulle tempie come il martelletto sul ginocchio per testare la reattività del nervo: perché sono qui? Che cosa ha portato queste persone ad essere qui ora?
Poi la mia attenzione si posa su una ragazza, una volontaria immagino, e mi iniziano a frullare per la testa le possibili motivazioni che l’hanno spinta a fare questo tipo di esperienza: forse curiosità, pietà, voglia di relazionarsi? E poi mi chiedo se queste domande non le sto facendo a me stessa. Mi ritrovo a pensare ai livelli di conflitto, i normali conflitti che possono verificarsi quando stai con facce estranee, e alla parte relazionale coinvolta: quanta attenzione al conflitto e alla relazione ci debba essere nel lavoro di chi è coinvolto in questo progetto.


Il risultato è che la realtà dell’”Emergenza Freddo” è una realtà variegata su cui si posano diversi occhi, occhi che guardano oltre, che si relazionano con altri occhi, che si mettono al servizio per garantire una stanza in cui rifugiarsi e in cui mettere in pausa la propria vita incasinata, ma solo per un po’.
Nella stanza della molteplicità avviene un fatto raro: occhi che parlano, gesti che contano.
Alcuni dati su Emergenza Freddo
MARCHETTI
NOTTI:
50 volontari singoli
2 gruppi (Caritas Urago, S. Eufemia)
CENE:
13 gruppi tra parrocchie e associazioni
Per un totale di almeno 70 persone per le notti e 130 per le cene = 200 persone coinvolte
CHIZZOLINI
NOTTI:
14 coordinatori notti (in media gruppi da almeno 10 persone)
10 volontari accoglienza
CENE:
13 gruppi tra parrocchie e associazioni
Per un totale di almeno 150 persone per le notti e 130 per le cene = 280 persone coinvolte
CONTRIBUISCONO AL SERVIZIO
480 persone
9 coordinatori settimanali
4 persone che si occupano della pulizia
1 persona che si occupa della lavanderia
2 dipendenti dell’associazione che coordinano il tutto
2 responsabili dell’associazione che si occupano della parte progettuale e di contatto con il Comune di Brescia
Si parla quindi di almeno 500 persone che a diverso titolo dedicano il loro tempo a questo progetto.
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