Emozione, paura, vergogna, rilassamento, incredulità, soddisfazione, felicità: tutte emozioni provate, e confessate pubblicamente, dai sette ospiti della Comunità Campianelli che si sono offerti di partecipare alla performance “Di fronte agli occhi degli altri” – organizzata nell’ambito del progetto Agorà. Le città vicine, di Fondazione del Teatro Grande di Brescia e Festival Danza Estate di Bergamo – di e con Virgilio Sieni e con l’accompagnamento alla chitarra del musicista Fabrizio Cammarata.
É sabato 29 aprile e il pubblico preme per entrare nella Sala della Comunità S.Filippo Neri di Collebeato.
“Il lavoro del celebre coreografo è stato realizzato per la prima volta nel 2012, in occasione del 32° anniversario della Strage di Ustica, e tocca città e comunità portatrici di un dolore restituendo una narrazione coreografica di straordinario impatto emotivo”, come recita la presentazione ufficiale: e noi spettatori che ne siamo stati testimoni possiamo confermarlo.
Sieni e gli ospiti della Comunità non si conoscevano, come succede per ogni tappa di questo “work in progress”: dal loro incontro nasce una performance, improvvisata e costruita su gesti generati dall’immediatezza del momento, e influenzata dal vissuto di ciascun protagonista.
Nel silenzio e nel buio della sala il riflettore si accende e illumina i protagonisti, tesi ed emozionati; Sieni si alza, accenna qualche movimento di danza e invita con un gesto il primo partner. I corpi si muovono sincronici, si seguono, si allontanano, si adeguano reciprocamente, si parlano senza parole.
Si potrebbe pensare che abbiano provato la coreografia ascoltando la musica prima dell’ingresso del pubblico, ma non è così: si sono incontrati soltanto un’ora prima, per scambiarsi incoraggiamenti ed esprimere dubbi, mentre la musica è improvvisata al momento per adeguarsi a ciò che avviene nello spazio circolare in cui si muovono i partecipanti.
Sieni li invita uno ad uno, il colloquio silenzioso tra le due persone in scena avviene senza avere neppure concordato una scaletta d’ingresso, proprio perché ognuno possa esprimere l’emozione del momento senza censure.
Non tutti, naturalmente, si sentono subito a proprio agio: lo confesseranno al termine della performance, quando pubblico e artisti saranno invitati a commentare l’evento. C’è chi si lascia andare, chi prende l’iniziativa, chi è così imbarazzato che vorrebbe restare fermo e invisibile… ma in realtà tutti si sono rilassati e si sono lasciati guidare dalla musica e dal movimento che il coreografo produceva in scena.
La particolarità di questo lavoro consiste, tra l’altro, nel coinvolgimento rispettoso: non esiste contatto se non espressamente ricercato dall’utente, né esiste imposizione di ritmo o di figura di danza, non viene chiesto di imitare il coreografo: chi è in scena è libero di usare il proprio corpo e i propri tempi. Nel cerchio illuminato si costruisce una sorta di liberazione, anche se temporanea, attraverso la condivisione con il coreografo, con i compagni e con il pubblico.
Pubblico che ha tributato ovazioni ad ogni “ballerino” e che si è commosso sia per la performance sia per le confessioni al termine del lavoro:
“Prima di entrare in sala avevo un po’ paura, poi quando ho visto tutto questo pubblico mi sono spaventato davvero – dice un ospite.
“Pensavo venissero solo i miei compagni (della Comunità), dieci persone riuscivo a sopportarle…ma tutta questa gente, quanto mi sono vergognato prima dell’esibizione!” conferma un altro.
“Io invece mi sono rilassato, la musica e il movimento mi hanno fatto sentire bene”.
“Sono contento di aver provato, anche se ero un po’ dubbioso. E adesso mi sento più unito con i miei compagni, prima di entrare in scena ci siamo parlati e scambiati dubbi e consigli, di solito non lo facciamo”.
Il pubblico è entusiasta e contribuisce con domande e commenti; anche Sieni interviene ricordando agli ospiti la trasformazione che questo lavoro ha operato in loro: “Due ore fa eravate tesi e pieni di paure, adesso riconoscete di sentirvi più liberi e siete emozionati e felici”.
Una volta usciti dalla sala i complimenti degli spettatori continuano, e “potrei quasi chiedere di essere assunto dalla compagnia del balletto” scherza un ospite – ma dopotutto, perché mettere limiti al futuro?