Sabato 25 novembre in occasione del secondo appuntamento per il ciclo “Connessi o Isolati”, abbiamo seguito la conversazione tra Padre Giacomo Costa, gesuita e direttore di “Aggiornamenti Sociali”, e il giornalista Marco Bencivenga di Bresciaoggi
Si è partiti da un’analisi del contesto attuale, dove la comunicazione è sempre più allargata e semplificata, ma che ha anche dei netti confini sotto diversi aspetti.
“Tutti stiamo vivendo questo mondo globalizzato in cui la tecnologia è strettamente legata al nostro modo di comunicare, lavorare, vivere. La trasformazione sociale in atto è frutto di un mondo digitale che riorienta il modo in cui ci conosciamo e relazioniamo, il tutto basato su enormi potenzialità comunicative e allo stesso tempo enormi limiti.
Importante oggi è il tema della verità, che è alla base della comunicazione; l’esperienza di oggi rispecchia una società di post-verità in cui ci risulta difficile entrare in un rapporto di fiducia con l’altro. Infatti il confine tra vero e falso è sempre più sottile e risulta difficile creare una base solida su cui parlare e ragionare; è come ritrovarsi alla ricerca di appoggi stabili mentre si cammina in una palude, e tutto ciò porta inevitabilmente a favorire l’odierno isolamento rispetto alla globalità della rete.”
“La struttura comunicativa è cambiata – spiega Bencivenga – e fondamentalmente rappresenta un bivio: essere connessi o no.”
Questo costante sviluppo inevitabilmente porterà l’innalzamento di barriere tra le persone, tanto da categorizzare ognuno come persona o lavoratore di serie A, e cioè connessi, oppure di serie B, quindi esclusi, e tutto ciò non farà altro che aumentare il disagio nelle persone; succede già oggi che gli anziani si trovino in enormi difficoltà anche in piccoli contesti quotidiani dove il digitale la fa da padrone, così come un bambino senza cellulare sarà portato ad essere escluso dalla comunicazione interna al gruppo di pari.
“La rete dà la possibilità di ampliare i nostri orizzonti, con la possibilità di parlare con tutto il mondo; è anche vero che sui social viene dato un potere comunicativo immenso a chiunque partecipi, come mai nella storia.”
In realtà siamo molto meno in contatto con chiunque rispetto a quanto pensiamo, e alcuni concetti ce lo stanno facendo capire sempre di più. Ad esempio, i filtri che vengono messi ai sistemi per riconoscerci e proporci quindi ciò che ci interessa o che abbiamo già esplorato. La nostra tendenza sarà comunque quella restare all’interno di queste “bolle”, dimenticandoci di ciò che invece è più distante dai nostri interessi.
Oppure quei meccanismi che ci portano al confronto solo con chi ha idee simili alle nostre, con relativa difficoltà nel riuscire ad esplorare contesti in disaccordo con le nostre convinzioni; ciò fa poi nascere grosse resistenze che spesso portano a risposte violente o insulti verso opinioni diverse dalle nostre.
La conversazione si sposta poi sul ruolo che giochiamo noi utenti nei confronti della rete: possiamo infatti essere attivi, essere solo spettatori, oppure vittime.
“Col tempo abbiamo sviluppato un’educazione ai media che ci aiuta distinguere la verità. Nonostante una serie di strumenti che ci vengono in soccorso, è comunque presente una difficoltà di confronto che può essere superata: è importante formare persone in grado di entrare in dialogo con l’altro, formulando sì una propria convinzione, ma anche scoprendo la ricchezza delle diverse opinioni. Ci limitiamo a mettere mi piace o commenti, ma rimaniamo sempre passivi e non ci impegniamo nella realizzazione di pensieri propri, quando dovremmo essere invece attori attivi della comunicazione che prendono decisioni su come porsi verso l’altro. È in gioco la fecondità della società, fortemente a rischio in un contesto senza l’unione di diverse visioni, dove è importante riconoscere le idee, fino ad esserne riconoscente.”
Continua Padre Giacomo – “Questo mondo della globalizzazione ha belle possibilità, ma anche il rischio di rinchiudere e riportare ad un confronto solo tra simili. Importante rimane educare le persone ad esprimere idee personali ed entrare in dialogo con altri per costruire un percorso ricco di originalità e bellezze.”
“In un contesto dove la maggior parte delle fonti sono anonime, come si possono identificare le informazioni per ciò che sono realmente?” chiede il giornalista.
“Il peso delle istituzioni una volta garantivano la veridicità delle notizia. Adesso il modo di gestire la comunicazione ha eroso un capitale di autorevolezza delle fonti, e questo ci aiuta a renderci conto dell’importanza della fiducia all’interno della nostra società. Fondamentale è trovare persone fidate che dimostrino la propria credibilità attraverso il modo di fare e l’impegno; infatti coerenza tra dire e fare dona autorevolezza, e tutto ciò ci porta però ad un controllo di noi stessi rispetto alla trasparenza di idee, azioni ed intenzioni.
Non dobbiamo frammentarci in gruppi ma accettare le diversità per ciò che sono. La sfida più grande è creare dei legami che sopravvivano nonostante la tendenza ad andare sempre e solo per la propria strada, sfruttando le diverse prospettive come la vera ricchezza della nostra società.”
Si passa infine al tema della consapevolezza: “Dobbiamo essere consapevoli di opportunità e limiti offerti dalla comunicazione sul web. Per fidarsi di qualcuno bisogna capire chi abbiamo davanti, cercando di riconoscere soprattutto chi si finge neutrale. – evidenzia Marco Bencivenga – Importante rimane la consapevolezza di doverci porre in maniera critica ed elaborare un nostro metodo per ragionarci su ciò che viene proposto.”
“Rischio della rete è enfatizzare la dimensione affettiva verso qualcosa, la verità si lega spesso al fatto di sentirsi toccati o meno da un argomento. Non dobbiamo negare che questa dimensione sia presente, piuttosto è da valorizzare, unita al ragionamento che necessariamente deve seguire.
Infine Padre Giacomo Costa lancia una preziosa indicazione: “Vi lascio con i 3 passi fondamentali per approcciare la comprensione di un tema: riconoscere ciò che stiamo vivendo e valorizzare l’esperienza come punto di partenza, interpretarlo andando in profondità attraverso il dialogo, e in questa prospettiva scegliere da che parte stare.”