Il secondo appuntamento per il ciclo “ Incontri di Pensiero” 2016 ha visto Lidia Maggi, biblista e pastora battista, conversare con il giornalista Massimo Tedeschi, editorialista del “Corriere della Sera”, riguardo al tema “La persona, la vita imperfetta, la speranza” in rapporto al filo conduttore di questi incontri: Restare Umani.
Anche per questo incontro la sala dell’Auditorium Capretti si riempie di persone interessate, incuriosite sia dal titolo dell’incontro sia dalla figura di Lidia Maggi.
Esistono modi diversi per leggere la Bibbia, alla ricerca di un percorso esclusivamente di fede oppure alla ricerca di una interpretazione dei rapporti che legano l’uomo agli altri. Non sono due letture opposte, inconciliabili tra loro, trovando sintesi in una riflessione senza miti e pregiudizi: possiamo così sintetizzare uno dei principali contributi portati nella serata.
Del resto hi conosce gli studi e gli scritti di Lidia Maggi le riconosce una capacità di analisi non convenzionale. Basti pensare alla sottolineatura delle figure femminili nei testi sacri o alla ricerca dei passaggi ispirati dall’ironia. In questo caso, sollecitata da Massimo Tedeschi la biblista ha accompagnato tutti i partecipanti all’incontro in un viaggio proteso alla ricerca di quel “restare umani” che quest’anno rappresenta il filo conduttore degli Incontri di pensiero.
Il viaggio della Maggi, pastore battista a Varese e impegnata nel dialogo ecumenico delle religioni, è partito da una riconsiderazione “antropologica” della Bibbia che troppo spesso è stata letta come “codice morale”, spesso banalizzata e addirittura utilizzata come “pietra contro gli altri”. Si è persa così la voce di un Dio narrante, che parla di un’umanità come progetto continuo, sempre pronta a ripartire, sempre pronta a portare attenzione alla parola perché le persone “sono quelle che fanno risuonare dentro di se’ la parola”.
Il portale principale della Bibbia, la Genesi, parte da una crisi, che rompe il progetto armonioso del creato, quando l’ideale subito si infrange e allora il paradiso diventa deserto. Fino a Caino (il racconto dal punto di vista degli ultimi) e all’arca di Noè: Dio si rassegna ad avere a che fare con un’umanità dilaniata dal male e continua a benedirla.
La torre di Babele, una città alta fino al cielo, è l’emblema dei progetti umani e di un’umanità incapace di convivere con i propri limiti. “Dio non demorde – sottolinea Lidia Maggi – e continua a offrire opportunità, non si rassegna a voltare le spalle. L’umanità non è mai abbandonata a se stessa, Dio è il suo grande ricominciatore”.
Come si può restare umani in una società dove sono in crisi i modelli tradizionali di relazione con l’altro e di relazione con la comunità? A questa domanda Lidia Maggi risponde osservando che “la Bibbia non è un libro ideologico e neppure di ricette. L’umanità viene sollecitata ad andare oltre i propri fallimenti, a reinterrogarsi di continuo sui propri progetti”. La fraternità è il risultato di un percorso di ricerca, seguita da una scelta. Un cammino che richiede responsabilità nel processo educativo. Anche la comunità è un processo faticoso e così pure l’appartenenza a una minoranza, perché devono essere sempre sollecitati i marcatori di identità.
La fatica di una ricerca è anche alla base del dialogo tra le religioni. “Occorre – osserva Lidia Maggi – riconoscere la propria parzialità, mettersi in ascolto dell’altro, riconoscere la sua parzialità e la sua narrazione”.
L’ultima riflessione di Lidia Maggi è stata riservata al rapporto tra umanità e natura, anche alla luce dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco che supera le distinzioni religiose. “L’umanità è custode del fratello e del creato, in questo custode anche delle generazioni future. Il tempio di Dio non è rappresentato dalle chiese ma dall’intero creato”.