Condividiamo un articolo scritto da don Piero e pubblicato sul Corriere della Sera Brescia di venerdì 3 gennaio 2014.
LE MOTIVAZIONI DEI VOLONTARI
Don Piero Verzeletti
Si calcola che siano milioni le persone che, a titolo personale o appartenenti ad organizzazioni, svolgono servizi nei più disparati settori dei bisogni, delle fragilità delle persone, della cultura e anche della politica e della legalità, della natura. Intervengono con azioni semplici, o più qualificate e anche creative. L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Brescia, Felice Scalvini, nell’intervista di ieri al Corriere ha sottolineato che il volontariato, in città, è una risorsa persino superiore alle aspettative, già molto alte.
C’è una domanda-ritornello rivolta a queste persone: «Perché fai quello che fai?». Potrebbero essere almeno quattro i motivi che danno forma, più o meno consapevole, ad ogni azione di volontariato.
Primo motivo. C’è un’idea che dà identità: essere cittadini attivi. Cittadini di un territorio dove le storie di vita si mostrano nella loro realtà e dove anche il volontariato si fa protagonista di risposte. Attivi, perché la città, il paese, il borgo siano luoghi di attenzione al bene comune, di relazioni trasparenti tra persone, collaborative a pieno diritto con le istituzioni. Senza dimenticare che questa trasparenza e collaborazione si realizzino innanzitutto tra i volontari stessi e le organizzazioni impegnate nei diversi progetti di cura, sostegno alle persone e anche a progetti di carattere sociale.
Il secondo motivo lo si può cogliere nella vicenda laicamente narrata nelle scritture sacre. Un malcapitato è morente ai bordi di un sentiero, nessuno dei passanti guarda; un tale, detto samaritano, un estraneo, si ferma, si prende cura; senza nome il malcapitato, anonimo il samaritano, eppure avviene un incontro, una relazione. Non si finirà mai di riflettere sul termine compassione. Sono simpatici i premi della bontà, anche se un po’ anacronistici, il valore da apprezzare è che anche coloro che sono passati sul sentiero, anziché voltare lo sguardo, si fermino e diano spazio alla compassione. Questo è il senso etico-politico dei volontari cittadini-attivi.
Terzo motivo: la professionalità dell’agire dei volontari è un bene da perseguire introducendo una cultura di fare bene il bene. Educarsi-educare alla lettura realistica dei fenomeni sociali, riportarli alla loro origine e intuire come affrontarli; coltivare la paziente tenacia a provare e riprovare, lasciare che sia il pensare ad orientare le azioni. Il buon cuore da solo non basta.
Il quarto motivo è subliminare, detto in slogan: «La bellezza salverà il mondo». Dostoevskij nel romanzo «L’idiota» racconta: «L’ateo Ippolito rivolto al principe Myskin domanda: “ È vero che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la bellezza? Ma quale bellezza salverà il mondo?”. Il principe non risponde; resta in silenzio, mentre sta accanto con compassione all’amico morente; sembra volere dire che la bellezza che salverà il mondo è l’amore che condivide anche il dolore».
Dire grazie non è un gesto speso invano per tutte queste persone più o meno anonime e le varie organizzazioni che hanno scoperto il sapore della vita da protagonisti. Da cittadini-attivi.