Il mondo del lavoro è cambiato molto rapidamente negli ultimi anni e il Covid ha fatto da spartiacque: se prima era più difficile trovare un lavoro, più dispendioso in termini di tempo e impegno, richiedeva più costanza nella ricerca e pazienza per ottenere delle risposte (che talvolta non arrivavano), oggi tanti settori sono in crisi di personale e pertanto ci sono più offerte e più possibilità, anche per quei giovani alle prime armi che prima erano penalizzati dalla mancanza di esperienza.
Allo stesso tempo, con la stessa rapidità, sono cambiati anche i giovani e il loro modo di vedere il lavoro. Lo notiamo nei nostri sportelli Informagiovani, in cui incontriamo tanti ragazzi da poco diplomati o laureati che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro.
Fino a qualche anno fa arrivavano ai nostri servizi dopo aver fatto qualche tentativo non andato a buon fine: avevano già mandato tanti curricola via mail senza ricevere una risposta o li avevano consegnati nei negozi, magari alla prima persona che avevano incontrato; non avevano una lettera di presentazione e non sapevano quali canali utilizzare. Il nostro ruolo di operatori Informagiovani era quello di fornire informazioni, consigli, strumenti con i quali attivarsi con più consapevolezza.
Oggi, invece, c’è un maggiore senso di disorientamento e inazione: i giovani non sanno da dove iniziare. Fanno più fatica ad attivarsi in autonomia nella ricerca, a muoversi nel mondo e ad esporsi in prima persona portando il curriculum. C’è un malessere personale e diffuso che ne frena l’azione e non gli consente di definire cosa vogliano e quale futuro si immaginano.
Per rispondere a questo nuovo bisogno, abbiamo intensificato il nostro affiancamento e prolungato il loro accompagnamento, per aiutare i giovani a fare ordine e darsi delle priorità: suddividere il processo di ricerca in piccoli passaggi aiuta a ridurne la complessità e scandirne i tempi innesca l’azione. Il processo diventa più lungo e dispendioso ma porta risultati.
Nuovi e falsi miti
Per prima cosa cerchiamo di sfatare alcuni miti, come la chimera del “lavoro qualsiasi”. Ogni lavoro ha le sue peculiarità e richiede determinate competenze. Spesso è anche molto diverso da come lo si immagina.
Saper individuare un lavoro su misura di ciascuno aiuta non solo la sua ricerca, rendendola reale, ma aiuta anche a mantenerlo e a non dover ricominciare da capo. Proponiamo ai giovani di ragionare su di sé: analizzare le proprie capacità, capire in cosa sono o si sentono bravi, cosa sanno o non sanno fare, quali sono i loro limiti… Li aiutiamo a capire che non tutte le professioni si adattano a noi e alle nostre esigenze, che non possiamo fare qualsiasi lavoro e che, a fronte di una riflessione, è meglio escludere quelli che non fanno per noi.
Anche l’influenza del mondo esterno è fonte di alcune illusioni. Una ragazza, di recente, ci ha chiesto come poter diventare educatrice in carcere, una richiesta inaspettatamente mirata e precisa ispirata da una serie Tv che l’ha molto colpita ma che racconta quella professione in termini di fiction, diversa dalla realtà. In altri casi incontriamo ragazzi con il mito dello Youtuber: un lavoro semplice, divertente, fonte di guadagno facile e alla portata di tutti.
Di fronte a queste semplificazioni della realtà, come operatori Informagiovani ci impegniamo ad allenare la capacità di analisi dei giovani per permettergli di comprendere cosa sta dietro a quel che vedono.
Accompagnamenti mirati
Alcuni giovani hanno già delle risorse personali da mettere in campo, anche se non hanno esperienza diretta di lavoro, perché svolgono attività extrascolastiche o di volontariato. Altri, invece, non sono ancora pronti ad entrare nel mondo del lavoro.
A questi ultimi proponiamo contesti diversi, che li aiutino a sperimentarsi e conoscersi. Cerchiamo insieme a loro luoghi e attività stimolanti, a contatto con altre persone, e corsi (come quelli organizzati in Piastra Pendolina) nei quali investire il proprio tempo libero e che richiedono una continuità di frequenza.
Per esempio, abbiamo accompagnato Ahmed, arrivato da poco dall’Algeria, che stava cercando lavoro ma non parlava la lingua italiana. Insieme a lui abbiamo costruito un percorso diverso, un vero e proprio accompagnamento individuale che lo portasse a sviluppare quelle competenze essenziali al contesto lavorativo.
Ahmed ha frequentato prima un corso di italiano per imparare la lingua, poi ha cominciato a fare il volontario per il progetto CibiBici, consegnando pacchi alimentari recuperati dalle eccedenze dei negozi a famiglie in difficoltà economica. L’estate scorsa ha deciso di partecipare insieme ad altri ragazzi ai campi di lavoro del progetto Fermenti in Comune, svolgendo lavoretti di tinteggiatura, sistemazione e pulizia in luoghi pubblici come parchi, scuole e centri diurni, imparando non solo alcune mansioni ma anche a relazionarsi con i suoi pari e i professionisti coinvolti.
È stato un percorso lungo, durato circa due anni, ma che attraverso esperienze informali, indispensabili e necessarie per sviluppare competenze personali e professionali, gli ha permesso infine di trovare lavoro.
Non tutte le storie che possiamo raccontare sono lineari, non tutte hanno una conclusione positiva: per alcuni ragazzi oggi resta complicato accettare la sfida e la continuità che il mondo del lavoro e il futuro che lo aspetta richiedono.
Come cooperativa e come Servizio Informagiovani, stiamo al loro fianco e facciamo sempre del nostro meglio per sostenere la crescita dei giovani con progettualità e interventi che mirino ad un futuro desiderabile, per tutti.