All’imbrunire, ai lati di alcune strade della città, ogni sera, puntualmente, appaiono ragazze, donne e transessuali di diverse origini e provenienza, ma con storie alle spalle spesso molto simili tra loro. Appaiono quasi come fantasmi, che vivono solo la notte sulle strade fino all’alba, per poi scomparire come sono apparse la sera prima, senza lasciare tracce del loro passaggio.
Ogni sera, indipendentemente dalle condizioni climatiche, dalla stanchezza o dalla propria condizione emotiva, sono costrette a prostituirsi, sotto minaccia o addirittura con la violenza. A volte vengono picchiate e derubate dai propri clienti, a volte da chi le mette sulla strada.
Molte di loro sono vittime di tratta di esseri umani. Sono state attirate in Italia dal proprio paese d’origine con l’inganno, con la promessa di un lavoro sicuro e di una condizione di vita migliore, ricevendo in prestito ingenti somme di denaro per il viaggio che credono di poter restituire al loro arrivo, per poi essere sfruttate lavorativamente e trattenute con la violenza, minacce e ricatti, diretti o rivolti alla loro famiglia, solitamente all’oscuro di quel che accade.
Per contrastare questo fenomeno, la cooperativa Il Calabrone aderisce al progetto ministeriale “Mettiamo le Ali” promosso da LULE e dalla Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, insieme alla Cooperativa di Bessimo e altre realtà della regione Lombardia, al fine di realizzare programmi di emersione, assistenza e integrazione sociale a favore di vittime di tratta e grave sfruttamento che intendano sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti di trafficanti.
Queste donne, infatti, vivono in una condizione di vera e propria schiavitù: sono private della loro libertà personale, dei propri documenti, non dispongono del denaro che guadagnano ma sono costrette a cederlo ai loro creditori, non conoscono la lingua del paese in cui vivono e non hanno relazioni né conoscenze al di fuori della cerchia di persone che le hanno fatte emigrare.
Sono diffidenti e timorose a parlare con Gessica e Roberto, gli operatori di Calabrone che si occupano del progetto, girando le strade della città durante la notte per dare loro informazioni socio-sanitarie, fornire profilattici e prodotti per l’igiene personale, ma anche semplicemente parlare con loro per capire di più della loro condizione, sia personale sia lavorativa.
Difficilmente si aprono e denunciano la loro situazione. Non fanno nomi, non si vedono come schiave, ma preferiscono dire che è una scelta libera, che è un lavoro molto proficuo e che non potrebbero fare altro. La realtà è che dietro ci sono coercizioni e anche superstizioni legate a riti magici della propria cultura. Hanno fatto giuramento di non denunciare i loro “protettori”, ma di obbedire e riscattare il loro debito e temono che possa succedergli qualcosa rompendo il giuramento.
Gessica, Roberto e Nimra (la collega della Cooperativa di Bessimo) si propongono come nuovi interlocutori, cercando piano piano di conquistare la loro fiducia. Offrono consigli e soprattutto supporto emotivo. Aiutano queste donne a emanciparsi facendole entrare in contatto con una rete sociale differente, ampliando conoscenze e relazioni. Le indirizzano e accompagnano in percorsi sanitari per fare controlli e visite periodici per monitorare il loro stato di salute, le propongono di frequentare corsi di italiano e di formazione professionale per aiutarle a trovare un altro lavoro, mostrando delle nuove opportunità.
È frustrante vedere la situazione palese di sfruttamento, ma non sapere cosa fare per risolverla. Tante volte è complicato anche solo capire la situazione che le ragazze vivono, chi o cosa sta dietro di loro. Molte non accettano di seguire un programma di protezione, talvolta anche perché è difficile dimostrare che sono vittime di sfruttamento. Spesso le ragazze si autoconvincono che quella sia una loro scelta e che non ci siano altre possibilità per loro, oppure non si rendono conto della loro condizione di schiavitù.
Entrare in relazione con loro è fondamentale ed è necessario farlo in modo non giudicante. Gli educatori non cercano di convincerle a cambiare vita o lavoro, solo gli offrono nuove prospettive. Fortunatamente a volte, saldando un debito o rilasciando un documento, qualcuna di loro esce da questa condizione.
Ci sono diverse resistenze da parte delle donne, avevano probabilmente delle aspettative per il loro futuro che sono state disattese, ma è importante anche solo che possano trovare in Gessica, Roberto e Nimra un punto di riferimento diverso, che sappiano che sono disponibili per aiutarle e cercare insieme delle alternative. Loro portano una testimonianza di relazione positiva e accogliente e accade, infatti, che quando si trovano in difficoltà e cerchino aiuto si rivolgano proprio a loro.
Il Calabrone ogni giorno da decenni si occupa di vite e lo fa con sensibilità e passione. Il progetto discografico Meravigliosa utilizza musica e parole per arrivare al cuore delle persone con il racconto di storie ed esperienze reali. Per questo abbiamo sostenuto la produzione di questa bellissima canzone.
Prendetevi del tempo e fermatevi ad ascoltarla.