Dal “labirinto delle paure” (è l’immagine scelta come titolo del suo ultimo libro scritto con Pierfrancesco Majorino) per il sociologo Aldo Bonomi si può uscire recuperando i forti valori umani e sociali della comunità. Il fondatore e direttore del Consorzio A.A.S. Ter ha affrontato questo percorso di analisi nell’incontro di pensiero organizzato a Brescia sabato 24 novembre dalla cooperativa Il Calabrone.
L’incontro è stato introdotto da Paolo Morandi, presidente degli Amici del Calabrone, che nelle motivazioni di questi confronti ha ricordato una suggestione di don Piero Verzelletti: “anche i pensieri si seminano, dove vanno a finire non si sa”.
Da qui è partito il sociologo Aldo Bonomi, sollecitato nel corso dell’incontro dal giornalista Lucio Dall’Angelo, parlando dell’inquietudine positiva, che è una delle ultime energie che ci sono rimaste. E’ sempre importante ragionare per dubbi, lasciando le categorie rassicuranti delle economie per passare ai sentimenti. In questo senso la paura è un sentimento anche se il passo successivo è la sua trasformazione in rancore.
È la deriva, secondo Bonomi, del ragionamento sostenuto dagli “imprenditori-politici della paura” secondo i quali il buon senso si rafforza con la supremazia sul vicino. Così, di fronte al fenomeno dell’immigrazione, siamo passati dal l’accoglienza all’intolleranza, alla xenofobia per finire al razzismo. “Non siamo stati in grado di elaborare la paura per approdare alla politica”.
Noi siamo dentro la metamorfosi, un salto d’epoca, un salto di paradigma. Nel “patto socialdemocratico” c’era si’ la contrapposizione tra capitale e lavoro, ma in mezzo ci stava lo Stato con il suo welfare. Il salto epocale è stato il passaggio dai flussi (finanza, reti, tlc, multinazionali, immigrazione) ai luoghi, senza una visione della politica in grado di mediare per valutare gli effetti dei flussi sui territori.
In questa trasformazione è assente la percezione delle emergenze delle “vite minuscole” (non solo immigrazione e femminicidi ma anche suicidi in aumento, senza casa, impoveriti e indebitati).
In queste trasformazioni manca la posizione intermedia: così siamo partiti da mezzi scarsi e fini certi per arrivare ai mezzi sovrabbondanti con fini incerti. Analogamente siamo passati dall’infelicità senza desideri (propria del Novecento) all’infelicita’ desiderante (propria dei giovani e dell’attuale società circolare).
E’ questo il labirinto delle paure analizzato da Bonomi, che indica anche una via di uscita: “la soluzione non sta in Teseo, nella ricerca di una leadership forte, ma nei sassolini di Pollicino, ripartendo dalle comunità, soprattutto da quelle di cura in grado di occuparsi delle vite minuscole”.