Di questi ultimi parliamo con la d.ssa Elisa Petteni, psicologa, che insieme ad altri 6 colleghi li ha condotti nelle quarte classi di Gambara, Pastori e Golgi, tre delle scuole superiori che sono state oggetto della ricerca.
Elisa, perché i focus group e come si inseriscono nel percorso di ricerca?
La ricerca ci ha fornito dati quantitativi – ci risponde – ma attraverso l’interazione faccia a faccia nel gruppo è possibile far emergere i dati qualitativi che integrano le statistiche.[/vc_column_text][vc_single_image image=”13764″][vc_separator height=”15″ show_border=”yes_border”][vc_column_text]
Come avete proceduto? Ci fai un esempio?
Abbiamo proposto ai ragazzi alcune domande relative alla visione di sé e della società nel futuro; abbiamo chiesto loro di scrivere su post-it i loro obiettivi personali, e abbiamo discusso insieme del quadro che ne è emerso.
Alcuni hanno proiettato l’orizzonte dei propri sogni in un futuro lontano, che li vede realizzati nella carriera e negli affetti familiari; altri si sono limitati al termine dell’anno scolastico, sperando nel conseguimento della maturità.
La divisione passa tra chi pianifica e chi non ci ha ancora pensato, e il confronto tra loro genera maturazione.
Nei gruppi, infatti, i ragazzi si sono aperti, hanno parlato della propria ansia per il futuro, sia personale sia sociale, con poche remore – d’altra parte hanno confidenza tra loro, si conoscono e frequentano la stessa classe da quattro anni.
L’argomento era così sentito che al termine delle due ore – durata canonica del focus group – tutti hanno chiesto di poter continuare il confronto, di avere spazi e tempi nei quali ripetere l’esperienza.
Nei gruppi amicali non si riesce, ci si deve presentare brillanti e sicuri – la società dell’immagine, per gli adolescenti, è un assoluto imprescindibile.[/vc_column_text]
Ma il futuro della società – chiediamo – come lo vedono?
Direi che sono molto preoccupati! E la narrazione che la società fa di sé come società in crisi li influenza tanto che danno molto valore agli aspetti economici.
Ma non dobbiamo accettare lo stereotipo dell’adolescente centrato soltanto su di sé: i ragazzi hanno parlato anche di valori seri, di sostegno agli altri, di solidarietà: la loro peculiarità è che li praticano nei piccoli gruppi perché non hanno fiducia nelle grandi istituzioni e nella loro capacità di cambiamento.
Mostrano un grande bisogno di parlare del futuro e di se stessi, e la società degli adulti dovrebbe cogliere questa opportunità mettendo loro a disposizione spazi e occasioni per praticare il confronto.
Concludendo, Elisa: ci dici le tue impressioni sugli adolescenti prossimi venturi?
Sanno sempre stupire un po’: hanno voglia di parlare e di confrontarsi, come dicevamo, e hanno anche valori seri – ma sembrano patire una disconnessione tra le proprie ambizioni e la strada che devono percorrere per realizzarle.
Proprio per questo è importante creare progetti che li aiutino a individuare i percorsi pobssibili, così da poter creare un ponte tra la loro idealità e la realtà che li aspetta – ivi compresa la società.[/vc_column_text][vc_single_image image=”13762″][vc_separator height=”15″ show_border=”yes_border”][vc_column_text]Ringraziamo Elisa, e speriamo di essere riusciti a rendere palpabile l’entusiasmo con cui ci ha raccontato questa esperienza.[/vc_column_text]