Il 15 luglio è la Giornata Mondiale delle Competenze giovanili, per questo decido di incontrare il presidente del Calabrone, Alessandro Augelli, per riflettere sui giovani e sulle possibilità offerte da loro e dalla società. La luce calda del sole filtra dalla finestra dell’ufficio, mi siedo davanti alla scrivania scura con la mente carica di idee e perplessità: penso a noi giovani e a quanto si pensi a noi come parte della società più conforme al cambiamento perché siamo quella parte che cambia di più e individualmente, il corpo, le aspirazioni, le speranze tendono a configurarsi come mondi interiori e rappresentazioni esterne. Cercando di essere il più diretta possibile, rivolgo ad Alessandro le mie premure sulla questione giovanile, cercando di intavolare una discussione convinta e appassionata: mi dice che prima di parlare di competenze bisognerebbe aiutare i giovani ad immaginare tutti i futuri possibili e a saper seguire le proprie passioni e aspirazioni.

Mi fermo a riflettere, una lunga pausa interrompe il flusso di parole ma non quello delle idee: nella società di oggi siamo sollecitati da continue aspettative, abbiamo il compito di essere il futuro della società e spesso non abbiamo il tempo di vivere il nostro presente, cioè coltivare competenze, riconoscerle e farle emergere come proprie convintamente; dall’altra parte non abbiamo la possibilità di immaginarci un futuro come un tempo in cui realizzare sogni e desideri. Alessandro, con faccia interrogativa, mi chiede il perché di quel silenzio improvviso, e, spronandomi a tirar fuori i miei pensieri, esclama:
– Forse aveva ragione Sennet quando diceva che immaginare un futuro oggi significa sapersi orientare in luoghi non familiari, avere il coraggio di muoversi verso il non noto, l’incerto.
Dopo quella frase, le parole incastrate nella mia gola cominciano ad uscire come un fiume in piena e, analizzando i pensieri che affollano la mente, mi ritrovo nel mezzo della discussione dicendo:
– è difficile muoversi verso l’ignoto se le aspettative sui giovani continuano ad affastellarsi come libri che non trovano un posto nello scaffale della libreria, e i giovani, schiacciati dalle fatiche del continuo rinnovarsi, finiscono col ritrovarsi pieni di input e poche certezze, sia per il presente che per il futuro.

Mi accorgo che gli occhi di Alessandro si colorano di una luce diversa, ora è lui a spezzare la discussione con una pausa riflessiva. Non faccio in tempo a domandarmi che cosa pensa che subito mi risponde:
– La risposta a questo tuo quesito velato può essere rintracciata nel fatto che le competenze da promuovere riguardano prima di tutto il mondo adulto ed hanno a che fare con l’ascoltare, il dare valore a idee differenti dalle proprie, riconoscere valore a nuovi contesti per l’apprendimento fuori dagli ambiti classici dell’istruzione e della formazione. In questa situazione, in cui i giovani sono sotto scacco, noi adulti abbiamo il compito di accompagnarli affinché possano agire “la mossa del cavallo”, una mossa che cambi prospettiva, una mossa che, come ha detto Foa, muti lo scenario con “tenacia e immaginazione”.
Con queste parole non posso far altro che essere d’accordo ma una domanda riempie la mia mente forse dall’inizio della conversazione: quali sono dunque le competenze da esaltare in questa giornata? Decido di non lasciare questo mio quesito nei meandri del pensiero e scelgo di rivolgerlo anche ad Alessandro che prontamente mi risponde:
– le competenze da esaltare in questa giornata sono diverse: 1) costruire conoscenze da informazioni laterali, mettere assieme segnali apparentemente scollegati, guardare ai bordi della scena; 2) posizionarsi rispetto al contesto, comprendere il ruolo ricoperto nella determinata comunità o organizzazione; 3) creare una scala, cioè avere chiare le dimensioni del contesto in cui si agisce come cittadino (una città, un piccolo paese, una scuola, il condominio, il mondo).

Spesso questi argomenti vengono presi come ovvietà, ma per noi non lo sono e vogliamo ribadirli per non dimenticare, per tenere sempre a mente quelle idee che potranno, un giorno, chissà, cambiare il mondo.
La giovinezza non consiste nel cambiare continuamente opinioni e nella mutevolezza dei sentimenti, ma nel provare quotidianamente, a contatto con la vita, la forza e la tenacia di quelle idee e di quei sentimenti.
JEAN-PAUL SARTRE