Ho sempre visto Casa Ramè come un progetto “con due gambe”: una gamba sono i giovani adulti, coloro che volontariamente dedicano il loro tempo al progetto e agli altri abitanti della casa, e l’altra gamba sono i neo-maggiorenni, ragazzi che, dopo aver fatto un percorso come minori non accompagnati, si trovano a vivere un progetto verso l’autonomia.
Due gambe che si aiutano a vicenda e si sostengono, accompagnandosi vicendevolmente, ognuna per le sue caratteristiche differenti.
L’ingrediente fondamentale della Casa è la dimensione quotidiana.
La maggior parte del tempo e degli spazi sono condivisi e pertanto è molto importante la dimensione della presenza, dell’esserci. I giovani adulti accompagnano i neo-maggiorenni non in qualcosa di specifico, ma “li prendono per mano” nella vita di tutti i giorni, a partire dalla gestione della casa, imparando per la prima volta a sperimentarsi in autonomia: anche per loro spesso è la prima esperienza fuori casa e quindi diventa un campo di prova anche per loro stessi.
Oltre alla condivisione di spazi e tempi, c’è anche la condivisione di emozioni e relazioni.
Come in tutte le case, ciò che vivi fuori poi lo riporti a casa, i momenti belli e brutti delle giornate, e così accade anche a Casa Ramè. Per questo si impara l’importanza del comunicare i propri bisogni, le proprie fatiche, a fare delle richieste all’altro, ma anche a vederlo come portatore di richieste e necessità, instaurando relazioni profonde.
In quest’ottica si vive un’esperienza di co-abitazione e non solo di convivenza. Parlando con Luna, Miriam, Marta e Souleymane, gli abitanti della casa, ho usato spesso la metafora del frigorifero: tra coinquilini, spesso, ognuno ha il suo ripiano del frigo per tenere le proprie cose separate da quelle degli altri, ma a Casa Ramè il frigorifero è di tutti. Si condivide il momento di fare la spesa, ma anche la cena, i pasti, il cucinare insieme, tutto quanto!
Un altro elemento importante di Casa Ramè è la dimensione multiculturale.
La presenza di Souleymane, ragazzo originario della Costa D’avorio e di religione musulmana, ha dato vita anche a un prezioso scambio e arricchimento reciproco: tante piccole attenzioni quotidiane come acquistare o non acquistare alcuni alimenti, come la carne ad esempio, oppure vivere insieme alcuni momenti religiosi come il Ramadan e l’Eid Mubarak.
Oltre a condividere la quotidianità, gli abitanti della Casa donano il loro tempo svolgendo attività di volontariato per la cooperativa. Durante questo periodo hanno partecipato al progetto Cibibici, distribuendo alimenti in bicicletta alle famiglie bisognose; hanno dato supporto allo Staff Comunicazione, mettendo a disposizione le loro competenze digitali; hanno composto pacchi alimentari con la Dispensa Sorrisi; sono stati volontari per le iniziative di raccolte farmaci e alimenti; hanno aiutato gli educatori della cooperativa durante i Campi Estivi giocando con i bambini.
Ma, soprattutto, hanno vissuto momenti belli con gli ospiti della comunità terapeutica, organizzando serate di karaoke, Pasquette fuori porta e cene tradizionali.
Tantissime cose sono cambiate da inizio percorso ad ora, soprattutto perché gli abitanti della casa sono cresciuti.
Sono partiti con alcune aspettative tra cui l’essere accogliente, il crescere e seminare, l’essere in sintonia ed equilibrio, il fare una bella esperienza e poter dare il proprio meglio.
Sono arrivati con consapevolezze diverse: sentirsi appartenente e accolto, dare peso alle parole, mettersi in discussione, sentirsi più maturi.
Abbiamo salutato gli abitanti della casa con un regalo: ad ognuno abbiamo affidato una piantina e restituito un “ingrediente” fondamentale del prendersi cura, raccolto da una loro capacità o qualità che hanno dimostrato di possedere. Questo presente vuole essere un augurio di saper far fruttare queste loro qualità nelle relazioni future che nasceranno, nelle altre case che vivranno, continuando a innaffiare le proprie radici.
Casa Ramè è una “piccola casetta di legno” in cui ci si prende cura, si impara a gestire gli spazi rispettando quelli dell’altro, si impara a stare nelle fatiche anche dei diversi punti di vista. È un incontro tra diversità, di caratteri e stili di vita, in cui non ci si sceglie fin da subito ma si impara a conoscersi e a rispettarsi.