Esistono i supereroi normali? Sembrerebbe impossibile, se pensiamo a cinema e fumetti: velocità e riflessi, forza e resistenza sovrumane, telecinesi, telepatia, percezione extra-sensoriale, potere del volo, vista calorifica, supersoffio, capacità di manipolare il proprio corpo….almeno una di queste caratteristiche il supereroe deve averle.
Eppure, a novembre 2017 gli utenti della Comunità ne hanno incontrati due, in carne e ossa e brescianità: Roberto Ghidoni e Marco Berni, due persone all’apparenza normali ma protagonisti di imprese al limite dell’eroismo ed oltre.
Entrambi hanno affrontato i ghiacci dell’Alaska nella durissima, mitica Iditarod – una gara estrema che si svolge in pieno periodo invernale, nella quale i partecipanti hanno l’obbligo di procedere in completa autosufficienza lungo i 1800 km del percorso.
Ghidoni ha partecipato molte volte, percorrendo a piedi la distanza in poco più di 20 giorni, classificandosi al primo posto e migliorando i record dei vincitori precedenti; lui e Berni sono due delle sei persone al mondo ad aver completato l’Iditarod su entrambi i percorsi.
Dopo la cena in comunità, Ghidoni ha presentato uno spezzone del suo filmato “Tracce”, che racconta la gara, ed un altro breve filmato che racconta la sua storia di vita. Al termine dei filmati Roberto e Marco (che in questa serata gli faceva da spalla) hanno raccontato esperienze ed aneddoti dell’avventura che hanno condiviso e che li ha portati ad avere una speciale sintonia.
Certo, risultati così non nascono dal caso: Roberto Ghidoni riferisce che, nonostante il lavoro, dedica circa sei mesi del proprio tempo per allenarsi, percorrendo, in gran parte di notte, circa 5000 km di corsa.
Ed è proprio su questi aspetti che si focalizza l’incontro con gli utenti della Comunità: mentre racconta il coinvolgimento emotivo e le fatiche che gli hanno permesso di attraversare una terra così ostile, Roberto dimostra la sua sensibilità verso una gara altrettanto dura, quella che “i ragazzi del Calabrone“ affrontano ogni giorno.
In questa serata non si parla solo di record o di primati ma anche di vita e di bisogni: la stessa vita che Ghidoni rischia con le sue gesta, la stessa vita che i ragazzi del Calabrone rischiano con scelte e comportamenti che, a fronte del percorso terapeutico intrapreso, definiscono ora “le loro assurdità”. Il bisogno di Ghidoni di sentirsi parte di qualcosa è lo stesso bisogno che i ragazzi chiedono alla Comunità di colmare.
La serata è magica e coinvolgente: gli ospiti fanno domande non solo sulla la parte tecnica, come accade di solito, ma anche sulla sfera personale ed emotiva – entrando per alcuni aspetti nell’intimità dei due “runner”.
Queste vite così diverse ed al limite, queste affinità nel cercare la strada giusta per attraversare “la propria Alaska”, hanno reso l’incontro con Roberto Ghidoni uno dei più significativi nel percorso degli utenti, come dichiarano loro stessi: “ritroviamo il contatto con la natura e la nostra realtà provando a spingerci oltre i nostri limiti e le nostre debolezze”; ma è stata una serata “particolare” anche per Ghidoni, che si è detto provato dall’intensità delle emozioni che sentiva.

A ricordo di una serata così intensa resta la copia del suo libro “L’anima del Lupo”, con dedica per gli ospiti, e la promessa di ritrovarsi con Roberto e Marco per nuovi particolari della loro gara-avventura al limite dell’impossibile.