Mohamed Camara e Souleymane Doumbia, i ragazzi di “Casa Bukra” che il 18 dicembre hanno ricevuto il Premio “Cuore Amico 2020”, non ne conoscevano l’esistenza fino a quando Giulia, che a loro insaputa li ha proposti al Comune per il premio, e Fausta, la responsabile del “progetto Massaia” che ne ha coordinato i lavori in primavera, hanno cominciato a raccontare loro che la città di Brescia consegna ogni anno un premio per la solidarietà e la bontà.
“E, ha proseguito lei, quest’anno tra i premiati ci siete anche voi”.
I ragazzi sono ammutoliti, senza fiato per l’emozione. “Ma perché?” chiedevano, “cosa abbiamo fatto?”.
Spiegare che il Sindaco ha apprezzato il loro impegno durante il primo lockdown non è stato sufficiente.
Quando poi hanno saputo che si tratta di un premio in denaro (un assegno da 2.500 euro, una cifra che li ha fatti sentire multimiliardari) sono rimasti impietriti, hanno cercato di resistere alle lacrime ma poi l’emozione e la gioia hanno preso il sopravvento. Fausta si commuove ancora pensando alla reazione dei “suoi” ragazzi all’annuncio del premio. “Ripetevano con insistenza di non aver fatto niente di speciale”, racconta, “abbiamo passato un intero pomeriggio a convincerli che l’hanno meritato!”, una reazione che rispecchia il loro approccio di fronte alla difficoltà dell’altro: ripetevano che è normale e scontato che chi può offra spontaneamente il proprio aiuto senza che questo diventi motivo di premiazione.
Invece, continua Fausta, sono stati preziosissimi. “Ricevevamo tantissimo materiale dai centri di raccolta, viveri e generi essenziali; dovevamo smistare, inscatolare, caricare e consegnare: Mohamed e Souleymane, appena uscivano da scuola o dal lavoro, arrivavano e lavoravano infaticabili, per poi consegnare supportati anche dai ragazzi di Casa Baobab. Senza di loro non so come avremmo fatto”.
Fausta si riferisce al “Progetto Massaia”, una “dispensa sociale” che supporta famiglie in difficoltà grazie a iniziative come il progetto “Buon Fine” – per il recupero delle eccedenze alimentari – e il progetto “Dona la spesa” sostenuti da Coop: progetti attivi tutto l’anno, ma cresciuti esponenzialmente durante il lockdown di primavera. Per fortuna, con l’aumento delle richieste e delle segnalazioni è aumentato anche il numero dei benefattori, pubblici e privati, e delle donazioni: i locali del Calabrone traboccavano di materiale che andava consegnato rapidamente.
Non l’abbiamo fatto per essere premiati, insistono loro. Fausta conferma, al rientro dalle consegne erano felici di essere stati utili: “zia Fausta, le persone ci aspettavano sulla porta e non solo per ricevere i pacchi ma anche per chiacchierare un po’!”
Sollevare il morale di un’intera famiglia preoccupata e sconfortata può già essere una ricompensa per Mohamed e Souleymane, che la preoccupazione e il dolore li conoscono fin da quando hanno viaggiato verso l’Italia partendo, rispettivamente, dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio. Arrivati a Brescia e inseriti in un progetto educativo per i Minori Stranieri non Accompagnati, hanno imparato la lingua, hanno studiato, hanno condiviso un percorso con altri giovani e sono cresciuti fino ad essere ormai quasi autonomi.
Nei mesi del primo lockdown sono stati contenti di aiutare chi aveva più bisogno – anche perché, riflette Fausta, finalmente potevano cambiare ruolo e passare dall’essere oggetto di attenzione e di beneficienza all’essere soggetti attivi nella catena della solidarietà.
Il giorno della premiazione sono agitatissimi: se Souleymane va in Loggia direttamente dalla forneria in cui svolge l’alternanza scuola lavoro, Mohammed invece non sa decidere come vestirsi, prova il maglione, poi lo toglie e infila la camicia, perde le chiavi della bicicletta e trova un passaggio (nessuno dei due ha ancora la patente) – poi, finalmente è il momento di salire sul palco, imbarazzati ma felici, con gli occhi che brillano sopra la mascherina.
L’emozione è tanta anche per chi segue la diretta dal Calabrone: Daria, Fausta, Simone e Fausto che in momenti diversi da anni li stanno accompagnando, Ilaria (l’assistente sociale del Comune che ne sostiene la formazione e la crescita) ma anche tutti gli altri del Calabrone felici di questo riconoscimento a due ragazzi che si sono davvero impegnati molto e che portano il sorriso anche negli uffici della cooperativa.