Il titolo di queste poche righe può sembrare fuorviante rispetto all’argomento, perché riecheggia scherzosamente il film “Animali fantastici e dove trovarli” diretto nel 2016 da David Yates, ma è la domanda essenziale che si sono poste Erica Serlini ed Elisa Baruzzi, psicologhe, nei primi incontri dell’equipe del progetto Aperti Orizzonti, rivolto appunto ai NEET: chi sono costoro, dove li possiamo incontrare, come riusciremo a contattarli?
L’acronimo NEET (Not in Education, Employment or Training), ormai entrato nel gergo degli addetti ai lavori e non solo, si riferisce a persone che non studiano, né lavorano né ricevono una formazione, in un’età compresa tra 16 e 29 anni: una fascia molto ampia, in cui sono contenute le situazioni più varie.
I giovani che si trovano in questo stato sembrano spesso aver perso la voglia di uscirne, o forse non hanno strumenti e contesti che li possano aiutare: ecco perché il progetto Aperti Orizzonti intende avviare azioni che costruiscano concretamente il presente, aprendo possibilità future per ogni giovane coinvolto.
E qui torniamo finalmente alle nostre Erica ed Elisa, che nelle prime riunioni dell’equipe, insieme agli altri educatori coinvolti nel progetto, si chiedono come realizzare la “Fase di intercettazione” prevista dal progetto, rivolta ai giovani tra i 18 e i 29 anni potenzialmente interessati e in difficoltà.
Nessuno sa dove “si nascondono” i NEET: sembravano fantasmi, li abbiamo cercati nelle biblioteche, negli oratori, all’Informagiovani, ai servizi sociali territoriali – raccontano – perché nessuno si è presentato spontaneamente.
Una volta intercettati, il percorso prevede di offrire supporto per orientarli verso una scelta, che sia la prosecuzione degli studi o un lavoro: ed eccoci al secondo, grosso scoglio incontrato dalle operatrici.
“Non esprimono desideri nel campo della ricerca di lavoro” esclamano, o perlomeno desideri realizzabili: il sogno che manifestano è “trovare un lavoro facile e poco impegnativo, che mi dia tanti soldi subito”, con la voglia di rivalersi per ciò che non hanno avuto.
Vengono, nella maggior parte, da contesti fragili, di povertà educativa e senza stimoli, nella fascia bassa della società; la scuola si è rivelata un’esperienza negativa, da cui hanno ricevuto lo stigma di “svogliato e casinista”.
Hanno un senso del tempo e dello spazio diversi dal mio – racconta Erica – il loro orizzonte futuro sembra essere soltanto il qui e ora. Noi adulti pensiamo che dipenda dalla nostra narrazione, perché guerre e cambiamento climatico non incoraggiano la speranza – e tuttavia ci siamo accorte che non sono questi i temi che li coinvolgono. Anche nei gruppi, tendono ad essere concentrati su di sé e sul proprio disagio, sulle risposte immediate al proprio bisogno: accettano lavori squalificati purché pagati subito, il lavoro nero e povero rischia di diventare il loro progetto di vita.
Erica e Elisa capiscono che il loro primo compito è costruire percorsi individuali e non standardizzati, proponendo laboratori in cui le persone possono scoprire di avere competenze inaspettate.
In alcune attività si sono messi all’opera – continua il racconto – seppure credendoci poco; ma scoprendo di avere competenze che venivano accettate e riconosciute si sono impegnati in un crescendo di coinvolgimento. Perché i ragazzi, quando ci sono ci sono – si entusiasma Erica – diventano voraci e non smetterebbero più.
Il passo successivo è far conoscere alle persone le occasioni che il territorio può offrire, e, infine, rimandare alla persona il feedback di ciò che ha raggiunto.
Quest’ultimo punto, la restituzione, è ciò che caratterizza Aperti Orizzonti rispetto ad altri progetti esistenti: è essenziale che i partecipanti prendano coscienza di avere qualità e competenze spendibili nel mondo del lavoro.
Se il racconto delle educatrici finisse qui, potremmo scrivere un happy ending nell’inquadratura finale della nostra chiacchierata – ma le difficoltà non sono tutte risolte: se, da un lato, i NEET incontrati devono ancora maturare alcuni comportamenti richiesti dal mondo del lavoro (la puntualità, l’impegno costante), dall’altro lato è proprio il mondo del lavoro che non sempre garantisce contratti adeguati e continuità. Ma questa è un’altra storia.
Il progetto Aperti Orizzonti è nato nella cornice del bando NEETwork della Fondazione Cariplo. I partner coinvolti nel progetto sono le cooperative di tipo A (Il Calabrone, La Rete, La Nuvola Nel Sacco, Abibook) e di tipo B (ArticoloUno), università (Unicatt), un ente formativo CFP Artigianelli gestito dall’Associazione Formazione Giovanni Piamarta. All’interno della rete di supporto e tra i fornitori di servizi è presente anche un ente accreditato per i servizi al lavoro (IAL). Il progetto è in rete con l’Amministrazione Comunale, l’Ufficio scolastico Provinciale e Fondazione della Comunità Bresciana.
