“Io gioco per i soldi”
dichiarano gli utenti al primo colloquio.
“E quanto hai vinto da quando giochi?”
“Niente, anzi sono indebitato”
La dinamica del primo colloquio, tra gli educatori di zer0verde e chi si rivolge a questo Servizio per il trattamento dei disturbi da gioco d’azzardo patologico, segue un copione collaudato:
“difficilmente i giocatori sono consapevoli della propria dipendenza, ed è proprio da qui che deve partire il percorso”
racconta Daria Braga, l’educatrice che dal 2019 si occupa di questo tema.
Daria ha visto passare tante persone da quando zer0verde ha aperto i propri spazi. Quasi tutti uomini, curiosamente,
“perché le donne restano più nascoste o probabilmente sono meno supportate e stimolate dai famigliari nell’affrontare la loro problematica”
spiega. Inoltre, il percorso al Servizio semiresidenziale richiede un impegno di tempo che le donne difficilmente ritagliano per se stesse, perché il loro tempo è riempito dagli impegni familiari.
Stiamo parlando, infatti, di un percorso che richiede quattro accessi alla settimana, per colloqui individuali e gruppi psicoeducativi, in orario preserale o serale, e che si protrae anche per due anni (il massimo riconosciuto dall’ATS).
Bisogna essere fortemente motivati per iniziare e, soprattutto, continuare un percorso così lungo e impegnativo: la spinta iniziale, di solito, sono le “minacce” pronunciate da mogli, figli e parenti vari (“ti lascio, non vedrai più i tuoi figli…”) e l’accumularsi insostenibile dei debiti, ma, per proseguire, serve una motivazione assolutamente più personale, racconta Daria.

Quando i familiari scoprono la situazione, il giocatore vive un momento ambivalente: da un lato, la rinuncia al gioco sembra difficilmente sostenibile, ma, dall’altro, sperimenta quasi una liberazione, perché finalmente non è più solo con la propria dipendenza e può trovare qualcuno che lo aiuti.
Il gioco è una dipendenza, rimarca Daria, come tutte le altre e per uscirne bisogna partire dal riconoscimento dei bisogni, anche immediati, che nel gioco trovano gratificazione.
”Vorrei scoprire perché gioco”
è la prima domanda che i giocatori ci pongono quando arrivano a zer0verde.
Alla base ci sono fragilità profonde e radicate e caratteristiche personali strutturate sulle quali si deve lavorare affinché le persone possano ritrovare un nuovo equilibrio, libere dalla convinzione che solo il gioco possa essere la soluzione al proprio malessere.
Come per le altre dipendenze, anche i giocatori hanno momenti in cui il desiderio di giocare è difficilmente controllabile ed è per questo che una delle attività proposte da zer0verde è lo yoga, che aiuta a controllare l’impulso tramite la respirazione e la gestione delle emozioni attraverso il corpo.
L’insegnante di yoga è, infatti, parte integrante dell’équipe del Servizio, composta da educatrici, psicoterapeuta e assistente sociale – oltre a figure esterne in caso di bisogni particolari (legali, finanziari e psichiatrici).

La presenza della figura dell’assistente sociale non significa che il Servizio si rivolge a strati sociali disagiati, anzi,
“sono persone che hanno strumenti culturali di buon livello, buone risorse personali e con le quali si entra in una dimensione relazionale forte, in cui noi educatori diventiamo figure di riferimento importanti. Insieme si cerca di costruire un modo per uscire dalla dipendenza e riceviamo riscontri positivi dalla maggior parte dei nostri utenti, e, questo, è uno dei motivi che ci stimola a continuare il nostro impegno”.
Se il rapporto con gli utenti è uno degli aspetti gratificanti, le operatrici di zer0verde vivono anche momenti di frustrazione:
“quando dobbiamo rifiutare le richieste dei giocatori perché abbiamo saturato i posti disponibili, oppure quando si esauriscono le risorse regionali stanziate per finanziare strutture come la nostra, mettendo fortemente a rischio la sopravvivenza di questi Servizi specialistici”.
Non a caso, molte delle strutture aperte nel 2019 hanno progressivamente chiuso e, al momento, a Brescia e provincia ne esistono solo tre.
“Come vedi, noi siamo ancora qui, grazie agli operatori che hanno continuato a crederci e grazie alla cooperativa, che da sempre si occupa di dipendenze e che in questi anni ha sostenuto zer0verde, perché non ha mai smesso di pensare che anche su questo tema esserci è importante”.