Mi piacciono i racconti, le storie, le sfumature di significato delle parole; già ai tempi del liceo scrivevo per il giornalino d’istituto e sognavo di poter continuare a farlo anche nel mio lavoro. Ho studiato scienze della comunicazione con la convinzione che non avrei voluto lavorare per un’azienda e occuparmi di marketing o pubblicità per alimentare il desiderio di acquistare beni anche superflui e incentivare il consumismo sfrenato. Dovevo trovare un’alternativa.
Con il Servizio Civile ho scoperto il mondo delle cooperative e qui ho trovato quel che cercavo: mettere la comunicazione al servizio delle persone e della comunità, per informare, sensibilizzare, far conoscere servizi e progetti utili, per raccontare storie di vita che pochi conoscono perché sono le storie di chi vive ai margini, di chi si trova in condizioni di fragilità, ma soprattutto storie di azioni belle e concrete che aiutano a far crescere la comunità, ad avvicinare le persone, risolvere un poco le disuguaglianze e costruire un futuro migliore per tutti.
Quando parlo del mio lavoro mi sento orgogliosa di quel che faccio perché anche se non sono direttamente a contatto con le persone che la cooperativa aiuta è come se il lavoro dei miei colleghi fosse anche un po’ il mio. Ascolto le loro storie, il lavoro che fanno ogni giorno e lo trasformo in un racconto che possa dare valore ai loro gesti, anche quelli che dopo tanti anni per loro sono ormai i più scontati e banali ma che hanno invece ancora un grande impatto.
Non smetto mai di imparare: ogni volta che parlo con un collega che si occupa di un’area diversa scopro qualcosa in più, capisco meglio il loro lavoro e apro il mio sguardo sul mondo, cercando un modo efficace e semplice per comunicarlo a chi non è un addetto ai lavori, traducendo termini tecnici e procedure complicate in una narrazione alla portata di tutti.
È delicato parlare di fragilità e non è sempre facile riuscire a comunicare il valore di ciò che stiamo facendo, ma le parole giuste nella giusta forma hanno la capacità di avere un effetto dirompente e smuovere emozioni e portare a prendere posizione rispetto a dei temi.
Credo che il mio lavoro sia complementare a quello che fanno educatori, psicologi e operatori in cooperativa, serve ad ampliare l’efficacia delle loro azioni attraverso la condivisione di risultati e buone prassi, a far crescere consapevolezza su problemi e difficoltà nel territorio per fare in modo che si creino reti di sostegno e si smuovano ulteriori azioni per dare risposte collettive.
Come cooperativa Il Calabrone da sempre lavoriamo accanto alle persone per costruire un futuro desiderabile per tutti, perché la bellezza del lavoro sociale sta proprio nel mettere le persone e i loro bisogno al centro del nostro pensiero e del nostro agire.
Siamo una varietà di professionisti che cooperano ogni giorno per promuovere il bene comune e l’integrazione sociale dei cittadini, con particolare attenzione a chi sta attraversando un periodo di disagio, per promuovere la cultura del prendersi cura dell’altro, dell’accoglienza delle diversità e della giustizia: ingredienti fondamentali per costruire una comunità coesa e solidale.