Nel corso degli anni, si sono confrontati con “Addio Pizzo” a Palermo, con le realtà del Terzo Settore a Verona e con il recupero del territorio a fini turistici nel biellese.
Ma nel 2017 hanno deciso di non limitarsi a un viaggio di conoscenza, e sono passati all’azione offrendo la propria disponibilità nelle zone terremotate.
Costruire una proposta concreta di aiuto non è stato semplice, come ci racconta Emiliano Piccagli, l’educatore del Calabrone che insieme alla d.ssa Erika Cestari cura le Politiche Giovanili del Comune di Peschiera.
Le difficoltà di un viaggio nelle zone terremotate, a distanza di un anno dall’evento, non sono più legate all’emergenza ma alla delicata situazione sociale e logistica degli abitanti, tuttora precaria.
Si voleva evitare il rischio di entrare nella corrente del “turismo delle macerie” che, conferma Emiliano, esiste davvero: al punto che le autorità delle zone terremotate hanno dovuto esporre cartelli di “vietato farsi selfie”.
La preparazione del viaggio, quindi, è cominciata mesi prima: appoggiandosi ai Volontari del Garda, una realtà di Protezione Civile intervenuta già nei primi giorni dell’agosto 2016 e tuttora attivi nella consegna delle casette agli sfollati.
Grazie a loro è stato possibile contattare il Disaster Manager che lavora sul campo e pianificare l’intervento dei ragazzi.
Inizialmente si erano immaginati vari ambiti di attività potenziali: per i bambini, per gli anziani, o anche soltanto la disponibilità del proprio tempo al servizio dei bisogni più urgenti.
Non c’era nessuna garanzia che la proposta avrebbe incontrato il favore di chi sta lavorando sul campo: l’offerta ha dovuto superare il vaglio e l’approvazione del “tavolo” del COC di Amatrice, e finalmente, nel mese di luglio, i 12 ragazzi di Peschiera sono potuti partire.
La loro meta era Accumoli, dove hanno portato ciò che sanno fare: le stesse attività di animazione che propongono ai Grest e agli oratori, nella convinzione che tutti i bambini hanno bisogno di leggerezza.
Nella piazza che un attimo prima era deserta e silenziosa, Sofia, Alessandro, Alessandra, Deborah, Helena, Chiara, Maria, Nicole e Cristian hanno giocato, hanno sventolato bandiere multicolori, hanno scatenato risate e buonumore – e hanno ascoltato i racconti dei genitori e dei nonni che accompagnavano i bambini.
Racconti che non contenevano tristezza ma che, come in loop, partivano e tornavano alla notte di quel 24 agosto che ha segnato paesi e generazioni. Sono ancora lì le macerie – e i ragazzi sono stati accompagnati a visitarle durante un sopralluogo della Protezione Civile.
“Quando passi vicino alle macerie ti viene istintivo tacere”, riferiscono, “è come essere in chiesa, in un luogo sacro. Chi parla suscita fastidio”.
L’impatto con la realtà del territorio è stato forte: hanno condiviso la vita degli abitanti, dormendo in container e roulotte, usando i bagni comuni e mangiando in mensa: se lo fai per pochi giorni ti senti in campeggio, ma dopo un anno gli sfollati sono parecchio risentiti (eufemismo …) per non aver ancora ricevuto le abitazioni promesse.
Non sempre, come hanno scoperto ragazzi, se ne deve incolpare la burocrazia: si tratta anche di individuare collocazioni sicure per i nuovi insediamenti e, nel contempo, si procede cautamente nella rimozione perché sotto i mattoni ci sono i beni e i valori, anche economici, di chi ha dovuto scappare di corsa nella notte. Per questo le zone sono presidiate dall’esercito, la cui presenza è forte e visibile. In questa situazione, il lavoro del Disaster Manager è particolarmente difficile: e i ragazzi sono rimasti colpiti dalla sua generosità e disponibilità.
Tuttavia, anche se dirlo sembra paradossale, la situazione può rivelarsi un’opportunità di crescita: perché è vero che le vite non tornano, ma la ricostruzione dei servizi per la comunità è un’occasione per ripensarne la collocazione in località dove fruirne sia agevole per tutti – è il caso, per esempio, dell’Ospedale che verrà ricostruito con i fondi europei.
E una riflessione collettiva sui beni comuni, sviluppata concretamente, è un grande esempio che rimarrà nella memoria dei ragazzi – insieme alle storie delle persone, agli incontri ufficiali, ai giochi dei bambini e ai silenzi delle pietre e, non ultima, alla soddisfazione per aver ideato e immaginato un’attività che, alla prova dei fatti, si è rivelata adeguata alla situazione.[/vc_column_text][vc_separator]