Cos’è la legalità? Si tratta di un concetto complesso e plurale che non aderisce perfettamente all’idea di rispetto della legge, né di giustizia, né di interesse pubblico. Da quasi due anni, attraverso il progetto Legami Leali, sulle sponde del Lago di Garda, la legalità si interpreta in chiave di “bene comune”: come, cioè, condivisione di regole, azioni e comportamenti che contribuiscano a migliorare la comunità, la qualità della vita e delle relazioni dei cittadini.
Legami Leali è un progetto triennale attivo nei 22 Comuni del Garda Bresciano, realizzato dall’Azienda Speciale Consortile Garda Sociale in qualità di capofila e da sette cooperative e un consorzio di cooperative sociali impegnate sul territorio: Consorzio LAGHI, Cooperativa Area, Cooperativa Il Calabrone, Cooperativa La Sorgente, Cooperativa La Vela, Cooperativa La Nuvola Nel Sacco, Cooperativa Tempo Libero.
Il progetto, avviato nel 2018 nell’ambito del programma “Welfare in Azione” sostenuto da Fondazione Cariplo, nasce con l’obiettivo principale di arginare e prevenire i fenomeni di devianza minorile e giovanile, costruendo intorno ai ragazzi una comunità attenta e partecipe. Una comunità sicura per crescere, perché in grado di “prendersi cura”: azione, questa, che implica l’attenzione, il prendere a cuore, l’uscire dal proprio egoismo per condividere con gli altri diritti, doveri e responsabilità in nome di un bene che si riconosce comune.
Il magistrato Antonino Caponnetto diceva che “La mafia teme la scuola più della giustizia”: mentre, infatti, l’atteggiamento mafioso promuove la prevaricazione dell’altro, l’educazione insegna la convivenza, la condivisione e il valore dei legami. Per questo, un progetto che lavora sulla legalità non poteva che partire dall’educazione. Legami Leali entra nelle scuole – con laboratori e incontri per fare in modo che siano i ragazzi a esplorare il concetto di legalità in tutte le sue sfaccettature, e per parlare di un fenomeno d’illegalità tra i più noti ed attuali, quello mafioso. Lavora con i servizi sociali, offrendo da un lato la sperimentazione di percorsi ad hoc in cui i giovani possano sperimentare la cura del proprio territorio e la cittadinanza attiva, dall’altro lato coinvolgendo gli operatori del sociale in un percorso di ripensamento della presa in carico dei ragazzi minori e dei giovani adulti coinvolti in situazioni di disagio e devianza.
Come sempre accade quando si prova a renderli protagonisti, i giovani del territorio hanno dato una forte risposta a queste iniziative: solo nel corso del 2019 ben 65 giovani sono stati coinvolti nei “laboratori di cura” organizzati durante l’estate in collaborazione con enti e associazioni del territorio, e molti di loro hanno chiesto di poter continuare le attività anche durante l’inverno; mentre nelle scuole secondarie di I e II grado circa 200 studenti hanno partecipato con passione ai “Gruppi Legalità”, percorsi di approfondimento trasversali alle classi, e ai Consigli Comunali dei Ragazzi. Gli studenti e le loro famiglie sono stati anche coinvolti in una ricerca sulla percezione del fenomeno mafioso sul lago, attivata dal progetto in collaborazione con l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano e che proseguirà, nel corso di quest’anno, con la raccolta di informazioni da esponenti del tessuto politico ed economico locale.
Accanto all’educazione dei giovani, non può mancare quella degli adulti: si cerca quindi di educare la comunità accompagnando i cittadini e le amministrazioni in percorsi di partecipazione civica proponendo, in primo luogo, la rigenerazione partecipata di beni confiscati alle mafie sul territorio, che costituiscono il primo e più chiaro simbolo di un potere fondato sull’intimidazione, il malaffare e la distruzione del bene collettivo. Il progetto ha ricevuto in uso dai comuni gardesani – che tutti partecipano alla rete di progetto – sei immobili confiscati sparsi sulle coste del Lago, a Manerba del Garda, Padenghe sul Garda, Puegnago del Garda, Toscolano Maderno e Desenzano del Garda.
Il primo, una villetta a Manerba del Garda, è stato riattivato grazie a un percorso partecipato che ha coinvolto studenti, insegnanti, cittadini e anche i partecipanti di un campo di volontariato organizzato con Libera contro le mafie. La villa, inaugurata il 26 ottobre 2019, è oggi la Casa della Legalità “Emanuele Riboli”: un polo formativo sui temi delle mafie, della legalità e della cittadinanza attiva destinato in primo luogo agli studenti del territorio.
Il secondo fronte di sviluppo della cittadinanza attiva è quello dell’amministrazione condivisa, modello organizzativo che consente ai cittadini, anche non aderenti ad una associazione, di svolgere azioni di cura e rigenerazione di beni comuni materiali (come una spiaggia o una strada) o immateriali (come le relazioni). Ad oggi, questo modello di raccordo tra amministrazione e cittadini è stato sperimentato a Bedizzole e Toscolano Maderno, le cui comunità hanno già firmato due “patti di collaborazione per il bene comune” ciascuno: per rafforzare le relazioni di vicinato, per curare e valorizzare gli spazi pubblici cittadini, oppure – come previsto dai due patti sottoscritti durante il lockdown – per alleviare la solitudine delle persone anziane e fragili.
Promuovere la legalità come attenzione al prossimo, al territorio, alla comunità, si rivela quantomai necessario a fronte della situazione di emergenza sanitaria – ma anche sociale ed ambientale – in cui ci troviamo. La pandemia, il rischio di contagio e le conseguenti drastiche misure di distanziamento fisico e sociale hanno reso evidente quanto la nostra vita sia strettamente connessa a quella della comunità in cui viviamo e quanto i nostri comportamenti possano influire sulla vita degli altri: paradossalmente, tutto questo apre all’opportunità di modificare lo stile di vita delle nostre comunità, spingendo il singolo cittadino a ripensare il proprio ruolo in essa ed attivarsi, e avvalorando l’importanza dell’iniziativa dei cittadini all’interno di paesi e città.
Dal canto suo, Legami Leali sta cercando di far emergere queste opportunità, sia spingendo lo strumento dell’amministrazione condivisa – che durante la quarantena ha riscosso l’attenzione di numerosi altri comuni per via delle energie che consente di liberare tra i cittadini, sia sostenendo il bisogno dei giovani di sperimentare e scoprire, in un’estate priva di grandi viaggi e che sembra preludere a un nuovo periodo di crisi economica e lavorativa.
Per questo, ha attivato “Ideando”, un percorso di laboratorio estivo dedicato ai ragazzi dai 14 ai 20 anni, che potranno trascorrere l’estate sperimentando attività di impegno civico, di espressione artistica, di utilizzo di tecnologie come la stampa 3D, di progettazione; mentre il mese di agosto ha visto un nuovo campo di volontariato in collaborazione con Libera, questa volta solo diurno e dedicato prevalentemente ai giovani del territorio, per contribuire alla riattivazione di un altro bene immobile e approfondire le conseguenze sociali ed economiche della pandemia; all’orizzonte una speranza: quella di poter, a settembre, tornare a lavorare con le scuole.