E’ cambiata la possibilità di ricevere le persone, è cambiato il modo di mantenere il contatto, è cambiato il modo di vestirsi e di proteggersi, di pulirsi e di lavarsi le mani. Gli operatori sono stati invitati a lavorare da casa. La porta è chiusa e si ricevono solo emergenze sanitarie e le donne in gravidanza.
Questo è l’aspetto che fa rimanere presenti e operativi.
E in questo tempo “sospeso”, privato di libertà di movimento e di spostamento, ridotto nelle possibilità di fare e volere, accade che si dilata la possibilità di porsi domande, di fare posto all’ascolto di emozioni e sentimenti.
Gli operatori che in consultorio svolgono il lavoro sono sempre molto disponibili e accoglienti, ma ora la riduzione delle possibilità di ricevere persone sembra avere amplificato il desiderio di incontro e di vicinanza. Il tempo dilatato dalla riduzione degli appuntamenti ha aumentato la possibilità di attenzione e dedizione. Si ha meno fretta e ci si può concedere più spazio per raccogliere dubbi, preoccupazioni e cercare insieme nuove soluzioni.[/vc_column_text][vc_message message_box_style=”classic” message_box_color=”alert-info” style=”rounded”]Il telefono del Consultorio è attivo per ascoltare, supportare, rispondere a dubbi e domande:
lunedì dalle 14 alle 18
giovedì dalle 14 alle 18
venerdì dalle 9 alle 12
telefonando allo 030-3099399[/vc_message]
Anche la sua mamma quando arriva in questo posto strano è senza bocca…ma il piccolo non è spaventato, agita le piccole dita nell’aria, muove gli occhietti in cerca di maggiore luce perché la sua vista è ancora acerba, fa piccole smorfie con la bocca come volesse mangiare l’aria. Di fronte a questo spettacolo che la vita ripropone ancora, ci si sorprendere a riconsegnare spazio e fiducia ai gesti e agli sguardi che producono vicinanza nella distanza.
C’è invece Maura che è verso il termine della gravidanza. E’ preoccupata perché ha sentito che in sala parto il papà potrà entrare solo all’ultimo momento. Ci tenevano tanto e lei aveva bisogno della sua presenza. Cosa dirle? La si vorrebbe abbracciare per farle sentire che non è sola, ma non si può. Allora la si ascolta. Si cerca di mettere a fuoco con lei gli aspetti di positività, più che quelli di mancanza; si valorizza l’aspetto di salute di lei e del nascituro, che stanno bene e che ci sarà tutto il tempo, dopo, per ritrovarsi a casa. Chi ascolta è come se, aiutato dalla mascherina, trattenesse in se’ timori e preoccupazioni affinché non affliggano la giovane madre e le lascino tutte le energie a servizio del completamento della vita che porta in sé.
Ma che meraviglia e che gioia quando arrivano sul cellulare, attraverso WhatsApp, le immagini di Lucille, la piccola nata in pieno coronavirus, che la sua mamma manda ogni giorno a chi l’ha accompagnata durante tutto il periodo della gravidanza per condividere i progressi incredibili della sua crescita.
Il campanello suona di nuovo, è Erika, si presenta con la mascherina e due occhi che sembrano esplodere, dice: sono incinta!
La vita non si ferma. A noi la possibilità di fidarci e seguirla.[/vc_column_text][vc_separator height=”15″]