C’erano proprio tutti, gli ospiti istituzionali invitati all’inaugurazione: il sindaco Emilio Del Bono, gli assessori Alessandro Cantoni (Politiche per la Casa e alla Partecipazione dei Cittadini ) e Marco Fenaroli (Politiche per la Famiglia, la Persona e la Sanità e all’Associazionismo); Lidia Lommi, Paolo Sandri, Angelo Abrami e Antonietta Cattina di Fondazione Azimut; Don Gianluca Gerbino della parrocchia di Santa Giovanna Antida e il vicario episcopale Don Daniele Faita.
Tutti soddisfatti, come hanno rimarcato nei propri discorsi, per l’avvio concreto di un progetto innovativo, che non si limita ad occuparsi di disagio e di disagiati ma che vuole mettere le radici nel quartiere. Come? Coinvolgendo gli abitanti: venite a prendere il caffè con noi, hanno detto Stefania e Agnese, le educatrici del Calabrone che seguono la Casa di Tre Bottoni, e poi da cosa nasce cosa…
Anche se gli ospiti non saranno obbligati a fare vita comunitaria, il rapporto con qualcuno che la zona la conosce e la vive è un bel vantaggio: per ricevere le “dritte” sui negozi, sui percorsi del bus, sulla palestra più vicina – insomma, sulle tante attività della vita quotidiana.
C’era anche Marco, futuro ospite della Casa, che per la prima volta ha visto gli ambienti ristrutturati e ha potuto immaginarsi in quel contesto.
Insieme alla piccola folla che ha partecipato all’inaugurazione e che ha visitato i locali (camere luminose, bagni con la finestra, mobili grigio chiaro in cucina e divani grigio scuro nella zona giorno), Marco ha pronunciato le doverose esclamazioni di meraviglia e, scherzando ma non troppo, ha scelto la “sua” futura camera. Che romantico, commenta una signora: con la vista sulla collina e sugli alberi che cambiano colore. Collina? Marco si sorprende come se la vedesse solo in quel momento. A me interessa il balcone per uscire a fumare!