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Condividiamo con voi la riflessione del nostro presidente, Alessandro Augelli, in merito alla manifestazione “Climate Change” del 15 marzo 2019.
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Siamo ancora pieni di stupore e di speranza per aver visto i giovani prendere la parola e, anche fisicamente, ricordare che esistono e che hanno un’idea di futuro diversa da quel presente che noi adulti stiamo costruendo. Nella nostra città erano in 12 mila!
Ma andiamo con ordine. Il 15 marzo in oltre 2233 città sparse in 128 paesi del mondo hanno preso parola diversi milioni di giovani per dare vita ad un movimento globale contro gli sconvolgimenti climatici che stanno devastando il nostro Pianeta. Lo hanno fatto in modo coerente alla loro stagione di vita: colorati, provocatori e comunicativi, mettendo in gioco i corpi, i volti e gridando le loro idee sul futuro che vogliono e su un presente che non gli piace.
In diverse lingue e culture i giovani hanno fatto loro le parole di Greta Thunberg “Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene. Tanto ci avete ignorato in passato e continuerete a ignorarci. Voi non avete più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no“.
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Questo movimento ha tutte le caratteristiche che leggiamo in ciò che sta accadendo oggi nel mondo giovanile:
1. La disintermediazione. La mobilitazione nasce da Friday for Future https://www.fridaysforfuture.org/, una piattaforma on line senza necessità di iscrizione. Per esserne parte basta postare foto o immagini con l’hashtag #FridaysForFuture and #ClimateStrike e si viene aggregati nella piattaforma, si fa parte del movimento.
2. Interrogarsi sul futuro. Più che trovare risposte o ricette, i cartelli dei ragazzi hanno avanzato dubbi e interrogativi. Le due domande-guida ben in evidenza sul sito sono: Perché studiare per un futuro, che potrebbe non esserci? Perché spendere un sacco di sforzi per diventare istruiti, quando i nostri governi non ascoltano chi è istruito? Da queste domande ha preso avvio lo “sciopero del venerdi”.
3. Immediatezza e informalità. Per funzionare si sono dati solo 5 regole, scritte in meno di 10 righe.
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Tornando a noi adulti, è evidente che questa mobilitazione ci riguarda. Alcuni cartelli, citando De Andrè, hanno detto “siete comunque coinvolti”; altri hanno richiamato alle responsabilità sulla salute dicendoci “ci avete rotto i polmoni”.
Quindi ora noi adulti abbiamo di fronte diverse possibilità:
possiamo lasciare che i giovani vadano avanti da soli, abbandonarli al loro destino, fargli vivere l’ennesima “crociata dei bambini” , come già successo nel tragico episodio del 1212, lasciando che vadano a spegnere le loro speranze e forse l’esistenza dell’umanità stessa; possiamo indirizzarli verso il già noto, verso le nostre forme organizzative, prestargli i nostri slogan, indirizzarli verso ciò che già conosciamo e che inevitabilmente ci ha portati alla situazione odierna; peggio ancora possiamo svalutarli, ridicolizzarli, reprimerli: già in queste ore, per alcuni media la partecipazione di una moltitudine si è ridotta al “caso della ragazza affetta da Asperger” e quindi malata – e si sono diffuse notizie false sul presunto inquinamento delle strade da parte dei manifestanti.
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Per quel che ci riguarda, è evidente che questa comunicazione ci interpella ad attivare la parte migliore di noi e ci impone di saper essere adulti alla maniera di Don Verzeletti, cioè “tempestivi, intelligenti e profetici”.
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Per questo, come operatori di attività rivolte ai giovani saremo al loro fianco e li sosterremo in questo percorso di cambiamento già in atto, nato da un loro grido.
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18 marzo 2019
Alessandro Augelli
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