In questi giorni di emergenza, dovuta al coronavirus, che la nazione si trova a dover affrontare soprattutto da un punto di vista sanitario, mi sento di porre l’attenzione su tutti quei servizi Socio-Sanitari di tipo residenziali il cui funzionamento prosegue nell’ombra di una quotidianità data tante volte per scontato.
Sono l’operatrice di una Comunità terapeutica per persone con problemi di dipendenza e vorrei mettere in luce alcuni pensieri ed emozioni che in questi giorni hanno sfiorato le menti di molti operatori.[/vc_column_text][vc_column_text]Anche il nostro servizio si è trovato a gestire, metaforicamente parlando, una “guerra” fatta di paura, ansia, confusione, rabbia, svalutazione, sollecitazioni ma anche di speranza.
Non nego che oltre alla gestione concreta della struttura e il supporto emotivo agli utenti ogni singolo operatore ha dovuto fare e sta facendo i conti con le proprie emozioni.[/vc_column_text][vc_separator height_2=”15″ height=”15″][vc_text_separator title=”Cosa ha significato il Coronavirus per la nostra Comunità?”][vc_separator height_2=”15″ height=”15″][vc_column_text]
La parola che mi viene in mente è riassestamento.
Per prima cosa sono stati fatti degli incontri in piccoli gruppi con l’obiettivo di informare e sensibilizzare l’utenza rispetto all’emergenza che si stava presentando. L’equipe ha dovuto pensare a come ristrutturare la quotidianità all’interno della struttura. Considerando le linee guida, i pranzi e le cene sono state suddivise in due turni in modo da garantire la distanza di almeno 1 mt, ma sicuramente a discapito di un momento di convivialità importante all’interno del nostro contesto.
Sono state create due sale TV in modo da dare la possibilità a tutti di vivere momenti di leggerezza ma anche di tenersi informati.
Sono state sospese tutte le attività di gruppo previste non essendo in grado di garantire le giuste distanze.
Sono state sospese tutte le uscite e gli incontri degli utenti salvo attività lavorativa (che è esterna e non dipende da noi: ognuno ha il suo contratto lavorativo e segue le indicazioni del datore di lavoro).[/vc_column_text]
Si sono scontrati con il concetto di limite, il dover fronteggiare a momenti di conflittualità, solitudine, silenzio e noia.
La noia è un’emozione che rende irrequieti e agitati, difficile da digerire e da gestire. Da un punto di vista prettamente terapeutico penso che in questo momento per i nostri ospiti diventi un’opportunità di imparare a riempire i vuoti di tempo, di riconoscere o riscoprire cosa piace e cosa no, di accrescere la propria creatività e riscoprire le proprie potenzialità.
Le emozioni sono brevi e intense e sorgono all’improvviso in risposta a degli stimoli circostanti, il compito di noi educatore è quello di accompagnare i nostri utenti nella riscoperta di sensazioni nuove, emozioni diversamente da gestire.
Educare alle emozioni è possibile, anzi oggi è necessario.[/vc_column_text][vc_column_text]
Mi sento di ringraziare di cuore tutti gli operatori per la disponibilità e la passione che quotidianamente mettono nel loro lavoro.[/vc_column_text][vc_separator height_2=”15″ height=”15″][vc_separator height_2=”15″ height=”15″][vc_single_image image=”15986″]