Si è da poco verificato un passaggio di testimone a Casa Baobab: finito il proprio percorso, i “vecchi” ospiti hanno lasciato il posto ai nuovi vincitori del bando (ricordiamo che per entrare nella Casa è necessario candidarsi e superare la selezione).
I nuovi inquilini, due ragazze e due ragazzi, stanno iniziando il percorso, che comprende la condivisione degli spazi, dei compiti e delle responsabilità; la costruzione della community; i servizi per la cooperativa; l’adesione al volontariato.
Quando arrivo per l’intervista trovo Alessandra e Rebecca, 25 e 22 anni; Maria (che abita qui da un anno) e i ragazzi non ci sono – sarà l’occasione per tornare. Le due ragazze parlano con notevole entusiasmo della loro fresca esperienza: dicono anzi che quando pensano “casa” pensano proprio al luogo in cui stanno vivendo e in cui si svolge il colloquio che leggete.
Pur essendo diverse tra loro, le accomuna il giudizio positivo sulla strada intrapresa. Confessano che la decisione di partecipare al bando del Calabrone è stata oggetto di confronto con amici e parenti – non impulsiva, quindi, ma ben ragionata.
C’erano timori da fugare, dubbi sulla propria capacità di adattamento alla vita in comune – chi l’ha già provata teme forse il riproporsi di situazioni non sempre ottimali, chi invece è alla sua prima esperienza va incontro all’ignoto; la salvaguardia del proprio “spazio intimo”, dei momenti di riflessione solitaria (necessaria per ricaricare le batterie mentali) pare invece garantita dalla spontanea suddivisione degli spazi, dei compiti e dei tempi che si è instaurata tra loro.
Precisano peraltro che la spontaneità dei rapporti è definizione che si può applicare soprattutto alla “sezione femminile” di Casa Baobab, perché i coinquilini maschi sono – o sembrano – più distaccati, meno propensi a condividere emozioni, meno interessati a costruire un nido.
(A questo punto diventa obbligatorio intervistarli e verificare se questa visione femminile corrisponde alla percezione che i ragazzi della Casa hanno di sé).
Giudicano ottimo il rapporto con Alessandro e Paola, i loro referenti e supervisori all’interno del progetto, che li stanno accompagnando nel percorso di costruzione della comunità: perché per realizzarla non basta essere cordiali e disponibili, ci sono caratteristiche che vanno apprese e coltivate – e tra queste, la responsabilità verso gli altri non è l’ultima.
Sollecitate ad esprimersi anche sull’espletamento dei servizi richiesti dal patto tra loro e la cooperativa (pulizia degli uffici, presenza in Casa Bukra), Alessandra e Rebecca parlano più che altro delle opportunità che queste mansioni stanno offrendo loro: le vivono come occasioni per conoscere persone, aprire orizzonti, coinvolgere e farsi coinvolgere.
Insomma, dopo i primi mesi in Casa Baobab Alessandra e Rebecca sono ancora piene di entusiasmo, anche se non nascondono che l’esperienza è impegnativa e faticosa; quando il colloquio finisce ci salutiamo con la promessa di rivederci per valutare come procede il loro percorso.