Quindi ci perdonerete se ci prenderemo ancora qualche minuto per dire a questa magnifica platea, ciò che vorremmo che cambiasse e che al Pride del 2050 possa essere considerato passato remoto e possano essere invece diritti riconosciuti e conquistati e mai più messi in discussione:
• Diritto di essere viste e riconosciute per ciò che siamo, per uscire dallo stigma, dalla solitudine, dall’emarginazione, che troppo spesso accompagna la condizione di noi donne trans, migranti e sexworker;
• Diritto ad una migrazione sicura, per evitare come è successo a molte di noi di entrare nel circuito della tratta e dello sfruttamento, tenute a pagare un debito per il costo del viaggio, il vitto l’alloggio e la postazione dove si è costrette a lavorare;
• Diritto a un percorso sicuro e garantito, la possibilità di autodeterminarsi e progettare la propria vita. Quello che auspichiamo è che per il futuro l’accesso alle cure ormonali per l’affermazione di genere, sia davvero fruibile a tutt@ e gratuito e non un percorso a ostacoli, come invece è stato per molte di noi;
• Diritto a essere chiamate con il proprio nome. Se il cambio totale dei documenti molto spesso diventa macchinoso, proprio in virtù della nostra condizione di migranti, in attesa che il processo burocratico avanzi, il DIRITTO DI ESSERE CHIAMATE NEI LUOGHI PUBBLICI CON IL NOME DI ELEZIONE;
• Il riconoscimento del lavoro sessuale come professione, per avere le tutele e i diritti associati. Questo permetterebbe di superare lo stigma e la criminalizzazione che spesso circondano il lavoro sessuale, promuovendo invece il riconoscimento della sua natura economica e lavorativa. Vorremo arrivare a questo affinché chi sceglie di intraprendere questa professione, possa farlo liberamente e non come invece è stato per molte di noi, come una scelta obbligata per sopravvivere e che spesso ci ha condannate a vivere sul confine della legalità e illegalità;
• Diritto all’accesso al lavoro, anche per noi persone trans, senza alcuna discriminazione, molte di noi, sono portatrici di competenze e professionalità, che le renderebbe adatte al mercato del lavoro, ma molto spesso la condizione di persone trans, rende difficile trovare una collocazione;