Per tanto tempo le bugie, i debiti, i sotterfugi sono stati i miei compagni di viaggio, insieme alla cocaina. La cocaina è diventata il mio tutto, la risposta, l’unico obiettivo. E siamo rimasti io e lei, solo noi: io, la cocaina e un sacco di casini.

Oggi sto riprendendo in mano la mia vita, a 28 anni ho finalmente chiesto aiuto e mi sono reso conto che la felicità è altro.

Sono diciotto mesi che vivo qui, nella comunità del Calabrone, mesi difficili, lontano da Lucia e dalla mia piccola Beatrice: quante volte la voglia di sbattere la porta e andarmene via…

Ma qui ho trovato la forza di fermarmi e di rimanere. Ogni volta che cadi c’è qualcuno che ti ascolta, che ti ricorda il sorriso di tua figlia e ti sostiene mentre ti rialzi.

Così questa casa che all’inizio mi andava stretta, ora rappresenta la mia nuova possibilità

Son partito per Brescia senza sapere nemmeno dove andavo, dopo un colloquio con una di cui non ricordavo il nome e a stento la faccia. Come sono arrivato mi son detto: “15/20 giorni per riprendermi un po’ e poi da qui me ne vado!”.

La prima settimana guardavo gli altri e provavo a stare ai ritmi. Poi sono arrivati i colloqui, che avrei voluto evitare! Invece, proprio in quella occasione, mi sono sentito chiamare per nome. Mi sono sentito non giudicato e anche un po’ apprezzato… Ricordo bene quella sera perché mi tormentava il fatto che chi era lì mi chiamava per nome e con rispetto: non capivo se mi piaceva o mi infastidiva. Col senno di poi, posso dire che mi stupiva ed emozionava.

Oggi sono 11 mesi che sono qui, mi chiamo da solo e chiamo tutti per nome! Non ho più l’idea di andarmene, anzi, so che qui tra poco mi proporranno di passare al Reinserimento e io non so se è il caso… Sono attratto ma ho anche paura. Come sento dire da queste parti: “Vola solo chi osa farlo”. Io ci provo ad osare… mi fa sentire vivo!