Nato nel 2012 come nuovo servizio del Calabrone che potesse rispondere a bisogni emergenti “incontrati” nell’importante lavoro svolto all’interno delle scuole, oratori e territori, la Fenice si è rapidamente affermata per la sua capacità di ascolto e per gli interventi altamente professionali che offre ai soggetti in disagio. Diverse sono le richieste giunte al centro: dalle difficoltà e fatiche proprie del crescere e diventare grande dell’adolescente e dei suoi famigliari sino a situazioni accomunate dal fatto di rivolgere la violenza contro il proprio corpo, cioè cutting (procurarsi tagli), atteggiamenti suicidari, uso/abuso di sostanze stupefacenti, comportamenti alimentari a rischio, comportamenti depressivi, attacchi d’ansia, condotte sessuali a rischio.[/vc_column_text]
Ce ne parla l’equipe del Servizio Specialistico La Fenice, che ne presenta le caratteristiche e fornendo dati e analisi: parliamo di oltre 100 persone all’anno; di poco più di 200 richieste; di collaborazione con i servizi territoriali (Npi, Fatebenefratelli, Consultori, SerT/Smi, Cps, Medici di base, Forze dell’ordine, ecc…) e con le realtà che si occupano di ragazzi.
Abbiamo scelto di incontrare i ragazzi con le loro storie, le quali raccontano a volte di profonde domande di carattere esistenziale (chi sono, chi sarò…), altre volte di solitudine, di paura di fallire, di non corrispondere alle aspettative degli altri – siano questi gli adulti di riferimento o i loro stessi amici.
Talvolta il carico di fatiche ed emozi0ni che portano su di sé è così forte che ha risonanze anche nella vita sociale, impedendo loro di avere amici e aumentando così il loro sentimento di profonda solitudine.
In un momento della vita dove i cambiamenti sono tanti e profondi, la paura di non farcela, di non essere in grado, talvolta porta i ragazzi a rivolgere questa rabbia nei confronti di loro stessi e del loro corpo. Per molti di loro il rapporto con il proprio corpo oscilla tra due estremi: c’è chi dichiara di non sentire niente – e sceglie il cutting perché “sentire dolore è meglio che sentire niente” – e c’è chi “sente male dappertutto” e si taglia per circoscrivere il dolore in un unico punto ben identificato. In ogni caso, si tratta di tenere sotto controllo il proprio malessere.[/vc_column_text]
I diversi professionisti condividono tra loro, in riunioni settimanali, scopi e modelli, suddivisione del lavoro e attività di coordinamento, con l’obiettivo comune (concordato con la famiglia) di cambiare lo stato di malessere e risolvere le situazioni vissute come problematiche dall’adolescente e dai genitori. I percorsi attivati possono riguardare i ragazzi soltanto oppure coinvolgere l’intera famiglia, e la durata varia, naturalmente, da situazione a situazione.
I vostri interventi hanno successo? viene spontaneo chiedere al dott. Angelo Mattei, responsabile del Servizio, al termine dell’incontro. Riflette un attimo, e risponde con la frase, lapidaria ma emblematica, detta da un ragazzo parlando di un suo insegnante: “il prof. xxxx è stato il mio prof migliore perché gli importava di noi”.[/vc_column_text]