IncontranSdosi
Akira, Paola, Maria Paola, Joyce, Aline: sono alcune delle donne Trans che frequentano il Gruppo Tiffany. Ci vanno per chiacchierare, spettegolare, per cercare un po’ di relax e liberare la testa distraendosi dal “lavoro”, dai problemi con i soldi, dalle preoccupazioni per la casa e per l’affitto.
Le “Tiffany” sono tutte sex workers, principalmente di origini sudamericane e parlano una lingua tutta loro: un mix di portoghese-italiano e uno slang che utilizzano per dialogare fra trans, una sorta di lingua in codice, sfruttata anche per “nascondere” la propria identità (questo soprattutto in Brasile, molti anni fa). Al gruppo, alcune di loro dicono, è come stare a casa perché possono sentirsi libere di essere sé stesse, possono pensarsi diversamente dal solito, togliersi i pregiudizi e gli stereotipi che influenzano come le vedono gli altri, pensarsi in una dimensione altra. Al gruppo non mancano mai un caffè caldo e un dolcetto.
Il gruppo Tiffany è un luogo di incontro e relazioni, un luogo molto spesso di festa, ma è anche un’occasione per parlare di questioni serie come il lavoro e la salute, un luogo ove informarsi, un luogo dove riscoprirsi titolari di diritti, ma anche di doveri.
Spesso al Gruppo vengono medici e specialisti per informare, discutere e confrontarsi su temi come salute, malattie sessualmente trasmissibili, ormoni, ma anche su questioni legate ai documenti, la regolarizzazione, e il lavoro… che sia altro oltre a quello quello già praticato.
Il gruppo è aperto anche a chi viene dall’esterno: c’è molta voglia di raccontarsi, di mostrare chi si è veramente, perciò che si tratti di un regista che sta cercando di fare un documentario sulla prostituzione, di un fotografo che partecipa ad un concorso, di una giornalista o di una tesista, generosamente ci si racconta!
Non si tratta di “esibizionismo”: la narrazione evidenzia ciò che ai più è invisibile e cioè il fatto che ancor prima di essere sex workers trans, ognuna di loro è soprattutto una persona!
Che rabbia quando ti chiamano con il nome maschile! Tu sei vestita carina, truccata, femminine… ma loro guardano i documenti e basta, non capiscono che ti mettono imbarazzo!” racconta Maria Paola. A volte basta poco, ad esempio chiamare con il cognome, rispettando il genere d’elezione!
Le “Tiffany”, oltre a vivere molte discriminazioni in quanto Trans, sono anche cittadine straniere extracomunitarie e questo complica molte questioni, già di per sé molto difficili da affrontare.
Per questo motivo da qualche tempo abbiamo deciso di metterci in rete con le altre realtà cittadine che si occupano di questi temi, “Il gruppo T” di Arci Gay, il collettivo di Non una di meno, l’Associazione via Milano 59, la cooperativa ADL Zavidovic, il Brescia Pride.
L’obiettivo è far emergere le problematicità e sinergicamente farsi promotori di proposte, come ad esempio una soluzione abitativa di emergenza, per chi vive anche la strada come casa, andando a raccontare le difficoltà a chi amministra, non come polemica, ma come proposta, facendo emergere bisogni, ai più sconosciuti, ma reali.
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Una colazione straordinaria
Il progetto “Colazione da Tiffany” nasce più di un anno fa dall’intuizione di una tirocinante: un gruppo di autoaiuto che si inscrive nel progetto “Strada” in cui viene data assistenza a ventitré persone transessuali in prevalenza sudamericane.