[/vc_column_text][vc_separator height=”10″ show_border=”yes_border”][vc_single_image image=”13549″][vc_separator height=”10″ show_border=”yes_border”][vc_column_text]Il 12 Maggio 2018 il nostro pensiero è andato a don Piero…
[/vc_column_text][vc_separator height=”10″ show_border=”yes_border”]Pensare è risalire al futuro, trascendere, varcare le frontiere, andare al di là di ciò che è immediatamente dato che parrebbe definitivo, vincolante, insuperabile.
Quindi ricercare il senso dell’esistere: il pensiero respira il senso della verità e dell’esistenza.
Ciò suggerisce l’idea del risveglio, del riprendere coscienza di ciò che ci circonda- è risalire alla nascita.
Il pensare suggerisce la consapevolezza della “dignità” incondizionata di una persona libera, preziosa, unica.
La facoltà del pensare, pur dentro la finitezza della nostra condizione, è un’esperienza d’infinito– il non ancora- un andare verso la verità. Non si finisce mai di comprendere la vita- le persone- i significati.
Per noi allora pensare significa:
pensare le intuizioni perché le aspirazioni si concretizzino in progetti
pensare le emozioni per riportarle ad un equilibrio senza negarle, anzi valorizzandole
pensare le azioni per non lasciarle in balia del pur di fare… tutto è buono
pensare le relazioni per “pulirle” da ogni inquinamento e per non togliere alle relazioni la forza di generare convivenza felice
pensare il futuro fare i conti con i giochi del presente e non rimanere passivi o idealisti con il rischio di credere che sia il pensiero a formare la realtà
In questa serata i nostri ricordi sono stati accompagnati dalla cascata di note della Corale, per ricordare don Piero:[/vc_column_text][vc_separator height=”10″ show_border=”yes_border”][vc_single_image image=”13681″][vc_separator height=”10″ show_border=”yes_border”][vc_column_text]Con questa serata, dunque, abbiamo voluto fare la nostra parte, ricordando don Piero che è stato di ispirazione per tutti noi:[/vc_column_text][vc_column_text]
[/vc_column_text]Credo che sia soprattutto la paura di sprecarsi a sottrarre alle persone le loro forze migliori. Se, dopo un laborioso processo che è andato avanti giorno dopo giorno, riusciamo ad aprirci un varco fino alle sorgenti originarie che abbiamo dentro di noi, e se poi facciamo in modo che questo varco rimanga sempre libero, ‘lavorando a noi stessi’, allora ci rinnoveremo in continuazione e non avremo più da preoccuparci di dar fondo alle nostre forze. Non credo che si possa migliorare qualcosa del mondo esterno, senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.
Etty Hillesum, tratto da Diario
Può darsi, una sera[/vc_column_text][vc_separator height=”30″][vc_text_separator title=”Alcuni momenti della serata”][vc_column_text]