Tratta le situazioni di grave marginalità, tramite l’orientamento e l’accompagnamento dei richiedenti presso i servizi territoriali.
Il personale è formato da educatori professionali delle cooperative il Calabrone, la Rete, Bessimo.
I servizi che offre sono gratuiti. Per contattarlo: 348 2325927[/vc_column_text]
Il loro compito principale è trattare le situazioni di grave marginalità, tramite l’orientamento e l’accompagnamento dei richiedenti presso i servizi territoriali (in collaborazione, per tale motivo, con i Servizi Sociali, con l’Anagrafe e con la Polizia municipale del Comune di Brescia); la loro area d’azione privilegiata è nei dintorni della stazione ferroviaria, intesa in senso ampio (un raggio di 2-3 km, per intenderci).
La sede dell’Help Center di Brescia è un ufficio di soli 30 mq; mentre altre strutture “sorelle” sparse in Italia (anch’esse appartenenti alla rete ONDS) raggiungono anche i 600 mq, e offrono servizi di mensa e di dormitorio, a Brescia si è scelto di farne un punto di contatto e di richiesta, che mette in connessione le risorse e le strutture esistenti – pubbliche e private – per massimizzare l’efficacia degli interventi.
A questo proposito, gli operatori sono impegnati anche nella realizzazione di un sistema informativo e di un database che fornisca la mappa dei servizi di contrasto alla marginalità: mensa, docce, armadietti, posti letto, abiti, lavanderie ecc.
In parallelo, naturalmente, procede il servizio di contatto con le persone e di avviamento ai servizi: in questi mesi d’inverno si è concentrato nella riorganizzazione di un “Piano Freddo” che, a partire da quanto già realizzato negli anni precedenti, ha messo a sistema l’offerta cittadina.
“Naturalmente non restiamo seduti ad aspettare gli utenti – raccontano Roberto e Elisabetta, gli operatori: facciamo anche un monitoraggio serale di chi dorme per strada, accompagnati dalla PolFer, e recentemente abbiamo cominciato ad occuparci di chi usa alcune strutture cittadine a libero accesso (ad es. biblioteche e sale di lettura) che rappresentano un rifugio confortevole per chi vive in strada”.
“Le nostre ricognizioni – continuano – costituiscono anche un’ottima occasione per incontrare gli abitanti, i negozianti, chi agisce nel territorio: la nostra presenza viene vissuta come rassicurante”.[/vc_column_text][vc_separator]
In realtà questa definizione è riduttiva: chi si rivolge agli operatori non è soltanto in cerca di informazioni ma ha davvero bisogni reali, primari, che richiedono interventi concreti.
Si tratta di persone che hanno vissuti, reali o soggettivi, di disagio mentale, di fallimenti lavorativi o familiari, di dipendenze, di emigrazione, magari con percorsi giuridici pesanti; gli operatori, tuttavia, non giudicano, non indagano le cause, non cercano di “redimere”. Cercano, invece, di conquistarsi la fiducia degli utenti, aiutandoli a non lasciarsi andare, contattando i Servizi del Comune di residenza – non necessariamente il Comune di Brescia, perché all’Help Center si rivolgono non soltanto i residenti in città (l’Help Center, lo ricordiamo, non opera in prima persona e non fornisce direttamente servizi).
Qualche volta gli operatori devono arrendersi: c’è chi fugge davanti alla presenza della PolFer o della Polizia Municipale, c’è chi rifiuta di andare in struttura se non vengono accettati gli animali – perché il proprio cane è l’unica realtà d’affetto e mai, per nessun motivo, lo si abbandona.
Possiamo disegnare l’utente-tipo? Al 99%, mi dicono, sono maschi e – sorpresa – abili nell’accesso ad internet: a testimonianza che i bisogni primari, nel tempo, sono cambiati.
E le donne? Poche, forse perché hanno più ritegno – o forse perché hanno maggiori risorse e, magari, la capacità di gestirle.
Sulla lettura e sull’interpretazione di questa disparità si scatena il dibattito tra gli operatori – noi possiamo solo rilevare che, anche in una città a sistema sociale avanzato come Brescia, l’offerta, al momento, privilegia gli uomini.[/vc_column_text]