Carlo, ricostruendo la propria vita, passo dopo passo
Al suo arrivo a Casa di Tre Bottoni Carlo era emotivamente molto provato: la fine del suo matrimonio ha segnato un brusco cambiamento nella sua vita e, nonostante il supporto dato dall’Associazione Mamme e Papà Separati e dal SST, dover chiedere aiuto per lui era molto difficile.
Il conflitto con la ex moglie, l’impossibilità di vedere la figlia e la mancanza di lavoro erano motivo di grande sofferenza.
Casa di Tre Bottoni è stata sin da subito per lui uno spazio di decompressione, dove prendersi il tempo per vedere le cose da un’altra prospettiva e definire quali passaggi fare per trovare soluzioni, senza farsi sopraffare dalla complessità della situazione.
La ricerca del lavoro, però, ha portato solo a soluzioni temporanee.
Dopo un anno di permanenza, ancora senza una stabilità lavorativa, ma in una condizione personale di maggiore serenità e chiarezza, Carlo si è trasferito in un appartamento condiviso con altre persone, dove proseguire nella sua ricerca di autonomia.
Latifa, la speranza di un futuro diverso
Latifa vive ormai da anni in Italia, dove si è laureata in Biologia e ha fatto un dottorato di ricerca seguendo le sue passioni, pur facendo molti sacrifici. Viveva in una stanza presso una struttura religiosa, che ha dovuto lasciare una volta scaduto il tempo di ospitalità concesso.
È una donna brillante, autonoma, emancipata e ben integrata. Nonostante la formazione di alto livello e le sue competenze fatica a trovare un lavoro; dipende economicamente ancora dalla famiglia di origine, residente in Marocco, perché i lavori che trova non sono sufficientemente remunerativi per mantenersi.
Per un anno ha continuato incessantemente a inviare curricula e a fare colloqui di lavoro, in Italia e all’estero, sperando di avere maggiori opportunità di poter lavorare nel suo settore e inseguire la sua passione: purtroppo dopo tanti sforzi si è dovuta rassegnare ed è ritornata in Marocco.
Salvatore, dalla strada alla casa
Salvatore da anni viveva in strada, dormendo sotto un ponte, anche quando gli veniva offerta un’opportunità temporanea in un dormitorio. Da poco percepisce la pensione di vecchiaia, ma necessitava di supporto per tutelarsi da alcune situazioni di rischio e per trovare una sistemazione abitativa adeguata.
La permanenza a Casa di Tre Bottoni è stata breve, perché, grazie alla rete di Servizi attiva attorno a lui, Salvatore è riuscito ad affittare un appartamento in città.
Oggi sappiamo che in quell’appartamento si è fermato solo pochi mesi e che, dopo un ulteriore periodo in strada, ha trovato una soluzione abitativa in un appartamento condiviso e gestito dall’Associazione S. Vincenzo, una dimensione che, come Casa di Tre Bottoni, gli consente di avere degli spazi per sé, ma anche, al bisogno, la possibilità di qualcuno con cui parlare e trascorrere il tempo e non sentirsi solo.
Wafaa, una rinascita
Wafaa è arrivata dal Ghana attraversando il deserto del Sahara e il mar Mediterraneo, un viaggio lungo, pieno di ostacoli e denso di fatiche.
Per questo prima di entrare a Casa di Tre Bottoni è stata ospite di un appartamento per la residenzialità psichiatrica leggera e grazie a questo percorso ha raggiunto una buona autonomia.
Quando è arrivata qui stava aspettando l’assegnazione di un alloggio comunale: aveva un lavoro e aveva costruito una buona rete amicale, mancava davvero poco. Il prolungarsi dei tempi di assegnazione, però, l’ha costretta a fermarsi a Casa di Tre Bottoni più del previsto, anche se questo contrattempo ha saputo trasformarlo in una risorsa.
In questo tempo sospeso si è dedicata a progettare e scegliere l’arredamento della nuova casa con cura e dedizione. Così, quando Wafaa si è trasferita nel suo luminoso trilocale, si è sentita subito a Casa.
Fatima, una nuova vita
Fatima è venuta in Italia dal Ghana per ricongiungersi con il padre che già viveva qui e si era risposato. Sognava una vita nuova e diversa, ma purtroppo questo suo progetto ha avuto un’evoluzione inaspettata molto negativa e si è dovuta allontanare dalla casa paterna per tutelarsi, affidandosi a una struttura di accoglienza per stranieri.
Ha sempre le idee chiarissime su tutto: sembra che niente possa scalfirla o farla desistere dagli obiettivi ben definiti che si prefissa. È una “macchina da guerra”. Nonostante la giovanissima età, affronta tutto ciò che la vita le pone davanti, sa organizzarsi e gestire la quotidianità perfettamente. Non è una ragazza che si fa mettere i piedi in testa!
Nella Casa si vedeva poco, quando non era al lavoro preferiva stare nella sua stanza: era l’unica donna della casa e la giovane età, i vissuti personali, la cultura di appartenenza hanno contribuito al suo desiderio di isolarsi.
Grazie alla sua determinazione, le sono bastati pochi mesi per trovare la sua strada e ricostruire una nuova vita, così da qualche mese ha deciso di trasferirsi per andare a convivere con il suo fidanzato.
Alex, una corsa a ostacoli
Alex proveniva da un servizio di pronta accoglienza, perché, dopo un lungo percorso di riabilitazione in comunità che l’aveva portato ad avere una buona consapevolezza di sé, ha avuto un piccolo “inciampo” che l’ha riavvicinato alle sostanze, da cui però si è subito rialzato.
Dopo un periodo di sospensione dal lavoro per consentirgli di ripartire, aveva ripreso a lavorare in una cooperativa sociale dove si sentiva riconosciuto e valorizzato.
Nell’anno trascorso a Casa di Tre Bottoni ci sono stati molti alti e bassi, dovuti sia al forte desiderio di Alex di riscattarsi da anni di dipendenze, sia all’evidenza che alcune lacune e fragilità erano ancora troppo grandi da affrontare da solo. Purtroppo, in un momento di fragilità e sconforto si è riavvicinato alle sostanze ed è stato necessario accompagnarlo in una comunità per ricominciare un percorso terapeutico.
Franco, una storia di riscatto
Franco ha una storia personale molto complessa alle spalle. Ha fatto il suo ingresso a Casa di Tre Bottoni in misura alternativa al carcere, un’occasione di riscatto in un luogo accogliente dove poter scontare la sua pena.
Gli arresti domiciliari lo hanno lungamente ostacolato nella possibilità di avere un lavoro e una casa propria, creando in lui una tensione e un malessere molto forti per la prolungata assenza di libertà. Aver ottenuto un permesso d’uscita per il lavoro gli ha restituito un po’ di fiducia e di serenità e un’opportunità per ridare valore e significato al suo essere libero.
Dopo quasi due anni a Casa di Tre Bottoni e con la prospettiva di un affidamento sul territorio, Franco si è trasferito in una struttura residenziale che ospita persone in alternativa al carcere per finire di scontare la sua pena, con la speranza che riesca ad affrontare la sua difficoltà maggiore: stare in relazione con chi nella vita si è fatto guidare da valori diversi da quelli che lui ha fortemente interiorizzato negli anni e seguire strade nuove.