Mercoledì 22 maggio, sul maestoso palcoscenico del Teatro Grande di Brescia, è andato in scena lo spettacolo “Passato remoto e prossimo futuro. Grammatica comunitaria”, uno spettacolo per raccontare tre anni del progetto DAD – Differenti Approcci Didattici, progetto selezionato e finanziato da Impresa Sociale Con i Bambini e cofinanziato da Fondazione Cariplo, ente capofila Fondazione della Comunità Bresciana.
Nato nel 2021 per rispondere a nuovi bisogni generati dalla pandemia, per ridurre il divario digitale e la disuguaglianza di opportunità educative a Brescia e Provincia, il progetto DAD ha saputo intercettare 200 famiglie, 400 tra docenti ed educatori e 8.000 minori tra gli 11 e i 17 anni, attraverso molteplici azioni:
- Potenziamento delle infrastrutture digitali all’interno degli istituti scolastici
- Fornitura di 550 dispositivi tecnologici tra pc e tablet donati alle scuole e agli studenti
- 90 percorsi di formazione rivolti a studenti, docenti, genitori ed educatori
- 70 consulenze dedicate alle famiglie a tema scuola, salute, energia, accesso ad agevolazioni
- 500 percorsi di accompagnamento individualizzati per minori con fragilità gestiti da educatori professionisti
- Creazione di 16 HUB territoriali
- Presenza e affiancamento di “animatori digitali”, persone formate per garantire il mantenimento della digitalizzazione
- 43 podcast DAB – Di Aiuto ai Boomer dedicati al mondo adulto per l’approfondimento delle tematiche legate al digitale
“Passato remoto e prossimo futuro. Grammatica comunitaria” ha saputo mettere in scena con grande delicatezza e un pizzico di autoironia l’impatto che ha avuto il progetto DAD in questi tre anni così particolari e complessi per la scuola, le famiglie, gli insegnanti, ma soprattutto per ragazze e ragazzi.
L’ha fatto partendo da una semplice storia, quella di due ragazzi, Dario e Rebecca, che nel bel mezzo di una pandemia cercano di riappropriarsi di spazi, relazioni, socialità e benessere.
È la storia di due giovani che hanno un’idea e di adulti che scelgono di dare loro fiducia, ma che chiedono qualcosa in cambio: di restituire un favore alla comunità. La comunità se ne accorge, ma non tutto va come ci si aspetta.
La pandemia e il lockdown hanno acuito incomprensioni, insicurezze, tensioni, ansia, paure ed esplosioni improvvise di rabbia, così l’entusiasmo iniziale lascia spazio alla delusione. Ma questa storia ha il suo lieto fine perché anche gli adulti viene una nuova idea, capiscono che sono necessari nuovi approcci, una didattica parallela e un lavoro di rete per supportare chi è più fragile e riavvicinarlo alla scuola e alla comunità.
Dario e Rebecca non erano gli unici protagonisti dello spettacolo quel giorno, molti altri erano seduti tra le poltrone del teatro: educatori, educatrici, psicologi e psicologhe che hanno lavorato sul progetto DAD; insegnanti e dirigenti delle scuole coinvolte su tutta la Provincia; rappresentanti delle amministrazioni locali, dei territori, delle Fondazioni e della grande rete che si è creata intorno al progetto; e soprattutto i ragazzi e le ragazze che hanno vissuto in prima persona il progetto DAD in questi anni, perché la storia andata in scena nasce dai loro racconti e dalle loro emozioni si ispira a quanto è realmente accaduto.