Hai mai pensato a quanto una bicicletta possa cambiare il mondo?
Ti raccontiamo Edubike, un progetto scolastico ma non solo: è un’esperienza che unisce apprendimento, rispetto per l’ambiente e crescita personale.
È un laboratorio nato da una collaborazione tra la Cooperativa il Calabrone e l’Istituto Artigianelli, all’interno di una palazzina di proprietà dell’Istituto Pia Marta a ridosso della cinta muraria del Castello di Brescia. Un luogo ameno dove ripartire dopo il trauma collettivo del COVID.
Nell’anno scolastico 2021/22, al rientro dalla famigerata didattica a distanza, tra i ragazzi iniziano a verificarsi situazioni di fatica, attacchi di panico, stati ansiogeni, difficoltà a stare in relazione. All’interno della palazzina gli allievi della scuola, su base volontaria, si fermano per lavorare sulla consapevolezza e la mindfulness, affiancati da una psicologa, e, al contempo, assemblano biciclette cargo destinate alla cittadinanza, usando il “saper fare” come pratica terapeutica.
L’evoluzione del progetto Edubike
Il primo anno è stato sperimentale, poi piano piano il modello si è consolidato fino a creare un’equipe di lavoro formata da una psicologa per incontri di gruppo, un educatore del Calabrone, un meccanico del Calabrone ed un educatore dell’istituto Artigianelli (una figura non docente che supporta i bisogni evidenziati dai singoli studenti).
A partire dall’esperienza di Brecycling abbiamo capito che il meccanico, che è una figura esterna al mondo educativo tradizionale, può avere un ruolo importante perché i ragazzi imparano competenze tangibili in un contesto educativo in cui si sentono accolti e valorizzati.
Proprio come in una Ciclofficina il nostro intervento con i ragazzi si è evoluto in maniera “artigianale” cioè con grande cura dei gesti necessari per costruire un ambiente positivo, con l’attenzione a prendere le misure sui bisogni che i ragazzi esprimono durante questa esperienza.
Dal terzo anno, gli accessi al laboratorio non sono più soltanto volontari ma comprendono anche ragazzi con fragilità specifiche, segnalati dai consigli di classe. Anche l’obiettivo si è evoluto, passando dal desiderio di cambiare la mobilità a quello più ambizioso di risignificare la socialità. Molti studenti hanno continuato a partecipare anche dopo aver completato il ciclo scolastico, confermando l’efficacia del progetto.
Dopo quattro anni di vita, possiamo dire che il bilancio di questo progetto è davvero positivo: i ragazzi acquisiscono competenze sia tecniche sia relazionali, senza la pressione del giudizio scolastico, e sviluppano consapevolezza grazie all’integrazione tra il lavoro, guidato da un meccanico, e i feedback diretti forniti dagli educatori.
Il segreto di questo risultato è uno solo: mettere al centro i ragazzi e farli sentirsi orgogliosi di ciò che fanno, con ricadute positive sia personali sia nella vita scolastica.
Magari una bicicletta, da sola, non cambierà il mondo, ma se dietro quella bicicletta vi è una fucina di relazioni allora un impatto lo avrà, senza dubbio.